Si stima che almeno un milione di persone si recherà alla Casa Rosada, il Quirinale degli argentini, per rendere l'ultimo omaggio al feretro del 'Diez'

Il giorno dopo è sicuramente peggio. Perché la notizia, improvvisa e atroce, subito lascia con la bocca aperta e il cuore in tumulto, proietta in quella dimensione assolutamente irreale in cui non ti capaciti che possa essere successo per davvero. Il giorno dopo no, perché tutto è chiaro, certificato, codificato a livello mediatico, dilatato dai ricordi, freddo. Freddissimo. La bara avvolta nella bandiera argentina, la maglia numero 10 della Celeste, quella gialloblù del Boca Juniors. La bara, ecco. “Dieu est mort”, il titolo dell’Equipe, non serve la traduzione.

Maradona che non c’è più non è normale, non è logico. Non solo per il calcio, per l’Argentina, per Napoli, per il Napoli ma per il mondo. Maradona era transnazionale, conosciuto (anche solo per il cognome particolare) dall’Alaska alla Nuova Guinea, impossibile immaginare che qualcuno non lo avesse mai sentito nominare almeno una volta. Sì, è vero, adesso Dieguito se ne stava laggiù, dall’altra parte dell’oceano, allenatore di una piccola squadra, grasso e con le gambe sempre più a ics, dall’incedere incertissimo, distante dall’Italia, presente con qualche video naif su YoTube, però c’era. Sapevi che c’era; ora invece sai che c’è un vuoto, una voragine, sai che ci sono solo le fotografie, i video, le teche tv, i ricordi.

Come e più di un capo di Stato, Maradona. Si stima che almeno un milione di persone si recherà alla Casa Rosada, il Quirinale degli argentini, per rendere l’ultimo omaggio al feretro del ‘Diez’. In realtà, saranno di più, caleranno dai barrios, arriveranno da altre città, batteranno le mani, canteranno. Al funerale di Juan Domingo Peron, l’ex presidente, il 4 luglio del 1974, ci fu un corte lungo diciassette chilometri. Vedremo per Dieguito, in barba al lockdown e al covid. La prudenza non fa rima con il dolore, anche se per la ‘despedita’ del calciatore più forte di tutti i tempi sono state predisposte rigide misure di sicurezza, fino a schierare l’esercito in assetto antisommossa. Ma poi, perché? Come e più di un capo di Stato, in effetti.

Mascherine e lucciconi, Maradona sta facendo l’ultima magia di questa terra: ricomporre i cocci di una nazione che lotta con default ciclici da 70 anni, che è diventata quasi invivibile per la violenza delle villa miserias, che ha un’inflazione attestata al 60%, che è spaccata dentro, che è lacerata dai contrasti sociali, che fatica a guardare al futuro preoccupata com’è di sfangare il presente. La sofferenza unisce, solidifica, smussa, lima. Maradona, il Pibe de oro, il ‘Diez’, nella sua breve ma intensa vita ha regalato felicità a chi non era felice, ha fatto sognare da vivo, forse compirà un miracolo da morto. “Dieu est mort”, anche se il giorno dopo è sicuramente peggio e l’elaborazione del lutto un meccanismo ancora inceppato.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata