LaPresse e upday presentano i numeri del calcio del week end 22-24 febbraio 2019
La partita più lunga – La Fiorentina, squadra giovane e brillante, continua a essere protagonista dei casi estremi di Var e dintorni. Dopo la partita con la Spal in cui venne annullato ai ferraresi il gol di Valoti e, riavvolgendo il film, si tornò fino al rigore per la Viola, ieri i toscani, sono stati protagonisti della partita più lunga, più strana e con il maggior numero di interventi del Var del campionato italiano. Fiorentina-Inter (3-3) è durata 102 minuti e gli interventi del Var (silent check compresi) sono stati sicuramente cinque, ma forse, anche di più. Dopo pochi secondi, primo silent check sul gol della Fiorentina (autorete di De Vrij, dirà la Lega): Chiesa è in gioco di poco e il gol viene convalidato. Anche su pari di Vecino c'è bisogno di un lungo consulto e anche qui il Var dice che è buono. Altro lungo stop sul rigore del 3-1 per l'Inter. Nessuno vede che Edmilson Fernandes la tocca di mano. Il Var richiama Abisso che va vedere e dà il rigore. Qui ci sono dubbi ma la valutazione è sostanzialmente corretta perché non si può credere che uno si protegga il volto da una palla che arriva da così lontano e il braccio è molto staccato dal corpo. Più tardi, sempre con il Var, viene annullato il col di Biraghi: dal replay si vede chiaramente che Muriel (lo ammetterà) rifila un calcione (involontario) a D'Ambrosio. Al '98, circa, Abisso concede il rigore alla Fiorentina per un mani di D'Ambrosio. Dal Var gli consigliano di andare a vedere, lui ci va e, incredibilmente, conferma una decisione chiaramente sbagliata perché è chiaro che la palla picchia sul petto di D'Ambrosio e solo dopo (ma non è nemmeno chiaro) forse, sfiora il braccio. Chiaramente Abisso non se la sente di prendere un'altra decisione contro la Fiorentina e concede il rigore del pareggio (102'). Spalletti, imbufalito, gli grida in faccia la sua rabbia e si vede (chi l'avrebbe mai detto che avremmo vista anche questa) Gagliardini, che, cellulare in mano gli fa mostra il replay mentre escono dal campo. E Abisso (sic transit gloria mundi) lo sbircia quasi interessato. Per la cronaca, è la seconda volta quest'anno che la Fiorentina rimonta all'ultimo secondo. Era successo con la Samp (i viola erano in 10) e il gol del pari arrivò al 95'.
I gol in Europa – Non è stata una giornata particolarmente prolifica nei cinque principali campionati europei. In serie A sono state segnate 24 reti in 10 partite (2,4 a gara). Nel campionato italiano sono state segnate, finora, 659 reti in 25 giornate (26,36 a giornata e 2,6 a partita). Sia nella Bundesliga tedesca che nella Premier League inglese, sono state segnate 26 reti in 9 partite (2,88 di media). Basso il tasso di segnature in Francia e in Spagna con 21 reti a campionato (10 partite in Francia e nove in Spagna). Il campionato più prolifico resta la Premier League con 762 reti segnate in 27 giornate (28,2 a giornata e 2,8 a partita). Segue la Bundesliga dove sono state segnate, finora, 632 reti in 23 giornate con 27,47 reti a giornata e 3,05 a partita. Nella Liga spagnola i gol sono 629 in 25 giornate:(25,16 a giornata e 2,5 a partita). In Francia sono state messe a segno 645 reti in 26 giornate (24,8 reti a giornata e 2,48 a partita). Quanto alle squadre più prolifiche (classifica, nella quale, però, si deve tener conto dell'equilibrio e della forza delle difese) a livello europeo è in testa il PSG con 77 reti segnate davanti al Manchester City (74) e al Barcellona (65). La Juve occupa l'ottavo posto con 53 reti segnate. In mezzo, ci sono: Liverpool (59), Borussia Dortmund (57), Tottenham (55) e Arsenal (55).. Molto bene, la seconda italiana che è l'Atalanta con 51 reti. Quanto alle reti subite, al comando c'è il PSG (14) seguito da Juve e Liverpool (15), Atletico Madrid (17) e Lipsia (19).
Gli ottavi di Champions – Sedici reti in otto partite degli ottavi di Champions. Alcuni verdetti sembrano già scritti: il Psg ha vinto 3-0 all'Old Trafford, la tana del Manchester United e il Manchester City, in 10 uomini, ha rimontato a Gelsenkirchen lo Shalke 04 (2-3). Appena appena più difficili, nel ritorno, i compiti di Tottenham che deve far visita al Borussia Dortmund battuto (3-0) a Wembley e del Real Madrid che ha vinto ad Amsterdam con l'Ajax (2-1). Di media difficoltà il ritorno della Roma a Oporto con il Porto (vittoria giallorossa per 2-1 all'andata) e del Barcellona che ospita il Lione (in Francia è finita 0-0). I due ottavi più incerti sono quello della Juve (sconfitta 2-0 al Wanda Metropolitano) dal cinico Atletico Madrid targato "Cholo Simeone" e quello tra Bayern di Monaco e Liverpool (all'andata, a Anfield Road è finita 0-0). La partita di Monaco è senza pronostico: i tedeschi hanno dalla loro il fattore campo, ma tutto può succedere. Ai livelli di Salah e i suoi, conta poco dove si gioca. Il fattore campo, invece, conterà tantissimo per la Juve che in Champions. all'Allianz ha perso solo l'anno scorso con il Real Madrid (0-3) e quest'anno (ma era abbastanza ininfluente) con il Manchester United per 1-2. Quanto alla classifica cannonieri di Champions, solo al comando c'è Lewandowski (Bayern di Monaco) con 8 reti, seguito da Messi (Barca) con 6 e da cinque bomber con 5 sigilli: Dzeko (Roma), Neymar (Psg), Kramaric (Hoffenheim), Marega (Porto), Dybala (Juve) e Tadic (Ajax).
Le rimonte in Champions – Fra due settimane, dunque, nella sua tana dell'Allianz Stadium (41.500 spettatori di capienza), la Juve tenterà una rimonta difficile ma non impossibile. Nella storia della Champions ce ne sono state di ben più difficili. La più pazzesca è certamente quella del Barcellona che, l'8 marzo 2017, ha fatto fuori il Paris Saint Germain con una "remuntada" che è stata definita "irreale" partendo dallo 0-4 rimediato a Parigi. Il Barca partì di slancio e al 50' arrivò al 3-0 con un rigoree di Messi. Ma poco dopo, Cavani segnò il 3-1. Ai catalani, a quel punto, serviva un (appunto) "irreale" 6-1 che maturò nei minuti finali (dall'87 al 95) e i gol di Neymar (2) e Sergi Roberto. Luis Enrique, che allenava il Barcellona, parlò di una "vittoria della fede". L'anno scorso, fu la Roma a "ribaltare" lo stesso Barcellona. Sconfitta all'andata per 4-1, la squadra di Di Francesco sembrava destinata alla facile eliminazione, ma riuscì nell'impresa grazie ai gol di Dzeko, De Rossi e Manolas che apparvero "distribuiti" in maniera quasi perfetta nell'arco della partita. Nei quarti di Champions del 2003/2004 fu il Milan di Carletto Ancelotti ad assaporare il sapore amaro della "remuntada". Con il Deportivo La Coruna, i rossoneri vinsero (4-1) a San Siro (doppietta di Kakà) ma vennero sconfitti (4-0 a La Coruna con i gol di Pandiani, Juan Carlos Valerón, Alberto Luque e Fran González. L'allenatore spagnole Javier Irureta aveva promesso di andare a piedi a Santiago di Campostela in caso di qualificazione e mantenne l'impegno. Sotto di due gol come la Juve, il recupero è riuscito a: Barcellona nei quarti 1999-200 (1-3 e 5-1 col Chelsea), Monaco, quarti 2003/04 (2-4 e 3-1 col Real Madrid), Chelsea, ottavi 2010/11 (1-3 e 4-1 col Napoli), Barcellona, ottavi 2012/13 (0-2 e 4-0 col Milan), Manutd, ottavi 2013/14 (o-2, 3-0 con l'Olympiacos), Chelsea nei quarti 2013/14 (1-3 e 2-0 col Psg), Bayern nei quarti 2014/15 (1-3 e 6-1 col Porto), Real Madrid quarti 2015/16 (0-2 e 3-0 col Wolfsburg).
I numeri di Kepa – I numeri di Kepa (di cognome fa Arrizabalaga e di mestiere il portiere del Chelsea) sono molto semplici: ha 24 anni, è alto un metro e 86, pesa 85 chili e porta la maglia numero 1. Strani e, per certi versi divertenti (non per i tifosi del Chelsea, i "numeri" che ha fatto domenica sera nella finale di Carabao Cup (Coppa di Lega) nel "tempio" di Wembley. A pochi istanti dal fischio finale (dopo i supplementari) si è accasciato a terra evidentemente in preda ai crampi. Sarri ha mandato Caballero a scaldarsi per i pochi secondi che mancavano e, soprattutto per i rigori nei quali l'esperienza del vecchio portiere nazionale spagnolo poteva essere utilissima. Kepa, però, si è messo a gesticolare facendo capire che non voleva il cambio. Ma a tutti è parso che non fosse solo il dire "sti bene", ma proprio il rifiuto di una decisione presa dal "mister". Sarri s'è imbufalito mentre il ragazzo, in campo, faceva ampi cenni di diniego. L'allenatore del Chelsea è stato addirittura sul punto di andarsene. Alla fine, tirati un bel po' di moccoli, il mister toscano si è seduto in panchina sconsolato. L'arbitro è andato da Kepa e gli ha detto: "Dalla panchina insistono per il cambio. Esci o resti?". "Resto" ha risposto il portierino che è andato tra i pali con l'aria di uno che dice: "adesso la vinco io". In realtà prende un gol da pollo sul rigore di Aguero parabilissimo, para con un gran balzo quello di Sané (non facile) ma non può fare altro. Gli errori di Jorginho e David Luiz condannano il Chelsea. Poi, negli spogliatoi, tutti fanno i diplomatici e minimizzano. Kepa dice che non voleva disobbedire al mister ma è inequivocabilmente quello che ha fatto. E non sarebbe da stupirsi se la sentenza di Sarri fosse: "Questo qui, tra i miei pali, non lo voglio più vedere".
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