Appartiene alla famiglia delle Agavaceae, è originaria del Sud America e si è facilmente adattata al nostro clima mediterraneo

Parlando di Agave è praticamente impossibile non pensare immediatamente al suo fiore. Ne parlo al singolare in quanto l’Agave, in tutta la sua vita produce, appunto, un solo fiore. Non per pigrizia, e non penso nemmeno per avarizia, questa splendida pianta semplicemente decide di fiorire una volta sola e poi, colpo di scena, muore. Sembra davvero incredibile ma la comparsa del fiore determina la morte della pianta stessa, tanto da essere soprannominato fiore della morte, o fiore spietato, come usano definirlo alcuni studiosi di botanica.  

Agave In questi ultimi tempi ne ho incontrate tante di Agave, a foglia variegata, blu o argento, con foglie piccole e portamento compatto, oppure spavaldi cespugli con vistose foglie appuntite. Qualcuno di questi era in fiore e si potevano notare da molto lontano, perché quei fiori erano alti anche 6-8 metri. L’Agave appartiene alla famiglia delle Agavaceae, è originaria del Sud America e si è facilmente adattata al nostro clima mediterraneo. L’Agave ha un fusto quasi inesistente ed è caratterizzata da foglie carnose contornate da spine; hanno una forma allungata, sono disposte a rosetta, ed arrivano anche a 2 metri di lunghezza per una larghezza pari a 30 centimetri. L’aspettativa di vita di questa pianta raggiunge al massimo i 30 anni e, come detto, muore dopo aver generato un unico fiore dalla tonalità giallastra. E una pianta succulenta fortemente decorativa è facilissima da coltivare ma non tollera il freddo. Oltre che per l’ornamento di giardini, viene utilizzata in diversi campi per le sue proprietà benefiche, anche se l’utilizzo più importante, per l’economia dei suoi paesi d’origine, è per la produzione di Tequila e Mezcal. 

Ma torniamo al suo fiore. Dopo almeno 20 anni, l’Agave, madre bellissima ed elegante, partorisce un fiore. All’inizio il fiore assume le sembianze di un asparago dalla crescita sproporzionata che supera facilmente i cinque metri di altezza in poco più di un mese di vita. Il fiore produce delle diramazioni a palchi, e sulle loro estremità si formano delle infiorescenze, dapprima verdastre e dall’aspetto simile a spazzole, poi divengono giallastre, simili a spighe, dal profumo intensissimo e dolce del melone maturo, che attira un gran numero di insetti, api e calabroni. 

Al raggiungimento della fioritura completa, il fiore dell’Agave è al suo massimo splendore. È una fioritura spettacolare e superba. La sua altezza è prorompente, maestosa, ed i suoi rami fioriti e profumati gli donano un aspetto regale di una bellezza difficilmente spiegabile a parole. Una sola fioritura, il cui processo dura ben 2 anni. La pianta madre a quel punto è già morta, e anche il fiore, dopo aver ben sparso, dall’alto della sua cima, i semi di bellezza, sarà pronto a seccare e a lasciarsi cadere. 

“La fioritura regala alla pianta madre un triste destino”, questo è il pensiero più comune, accompagnato da un sentimento di ingratitudine di un figlio nei confronti della madre progenitrice. Si tratta di un pensiero a senso unico, in cui si guarda solo l’azione del fiore nei confronti della pianta madre. E se invece fosse proprio il contrario? Proviamo allora a pensare che l’Agave, essendo una pianta monocarpica (ovvero, che fiorisce una sola volta nella vita), ha deciso di esserlo, e vuole vivere senza l’assillo di dover fiorire ogni anno per dare un senso alla propria esistenza. All’Agave, in fondo, basta fiorire una volta sola, alla fine del suo percorso per poi permettersi di ritirarsi dalla scena e serenamente morire, dopo essersi assicurata che il suo fiore avrà sparso in lontananza i suoi semi, la sua eredità. Nessun fiore spietato di morte, nessuna pianta madre sacrificale, semplicemente un’altra, l’ennesima, meravigliosa poetica bellezza che le piante e i suoi fiori sanno regalarci, ogni giorno. 

David_Zonta

L’ultimo fiore all’occhiello

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