Pesticidi, maltempo e parassiti hanno causato un calo del 48% negli alveari

Gli alveari americani hanno registrato nell’ultimo periodo il secondo più alto tasso di mortalità mai segnalato, con la perdita di quasi la metà delle colonie gestite, secondo un’indagine annuale sulle api. L’indagine condotta dall’Università del Maryland e dall’Università di Auburn ha rilevato che, nonostante la perdita del 48% delle colonie, il numero è “rimasto relativamente stabile”. Le api da miele sono fondamentali per l’approvvigionamento alimentare, in quanto impollinano più di 100 tipi di piante che danno prodotti di consumo, tra i quali noci, verdure, bacche, agrumi e meloni. Secondo gli scienziati, una combinazione di parassiti, pesticidi, fame e cambiamenti climatici ha causato queste morie di api. La perdita annuale del 48% dell’anno scorso è in aumento rispetto a quella dell’anno precedente (39%) e alla media degli ultimi 12 anni (39,6%), ma non raggiunge il tasso di mortalità del 50,8% previsto per il periodo 2020-2021. La popolazione complessiva delle colonie di api è relativamente stabile perché gli apicoltori dividono e ripopolano i loro alveari, trovando o acquistando nuove regine, ha dichiarato Nathalie Steinhauer, ricercatrice apistica dell’Università del Maryland e autrice principale dell’indagine. Si tratta però di un processo costoso e che richiede tempo. L’acaro parassita Varroa destructor, che contribuisce alla trasmissione dei virus, è il principale responsabile. Anche i pesticidi peggiorano la situazione perché rendono le api più vulnerabili alle malattie e meno propense a cercare cibo. Un altro problema è rappresentato dalle monocolture che privano le api di cibo. Anche le ondate di maltempo hanno causato problemi. Secondo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, il 35% della dieta umana proviene da piante impollinate da insetti e l’ape è responsabile dell’80% dell’impollinazione.

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