Il Pontefice parla di sfida per "una cultura della cura della nostra casa comune"
La Cop26 – il prossimo vertice mondiale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in programma tra meno di un mese – è la chiave di “speranza” per aprire le porte del futuro ai giovani. A quell’appuntamento parteciperanno i leader mondiali, ed è da loro che dovranno arrivare “risposte efficaci”. E’ chiaro, come lo è ormai da tempo, il messaggio di Papa Francesco in vista del Conferenza delle parti numero 26 a Glasgow, sotto la presidenza della Gran Bretagna e la co-presidenza italiana.
Il Pontefice – che insieme con decine di autorità religiose (assente il Dalai Lama) si rivolge ai governi nel corso di un incontro in Vaticano dedicato ‘Fede e scienza: un appello per la COP26’ – parla di sfida per “una cultura della cura della nostra casa comune”. I Paesi – viene spiegato – devono impegnarsi a raggiungere obiettivi ambiziosi sul clima, promettendo da parte loro di “guidare i propri fedeli a un comportamento più sostenibile”.
L’appello, firmato da quasi 40 leader religiosi, è stato consegnato ad Alok Sharma, presidente della Cop26, al ministro degli Esteri Luigi Di Maio. In sostanza nel documento si chiede che “il mondo raggiunga il prima possibile l’azzeramento delle emissioni” di carbonio”, ed esorta “le nazioni più ricche e quelle con maggiori responsabilità a prendere l’iniziativa, intensificando la loro azione e sostenendo finanziariamente i Paesi vulnerabili” nella mitigazione e nell’adattamento.
“Questo appello offre un impulso inedito alla Cop26 – osserva proprio Di Maio citando l’enciclica ‘Laudato sì’ – incoraggiando i governi ad un approccio ambizioso in vista di Glasgow. Come ha evidenziato il presidente del Consiglio Mario Draghi, la partecipazione dei giovani è essenziale quando parliamo del futuro”.
Lo sguardo si sposta poi sullo scacchiere internazionale: “La diplomazia climatica costituisce una direttrice cruciale della politica estera dell’Italia – rileva Di Maio – il cambiamento climatico è un moltiplicatore di rischio, sempre più spesso causa di tensioni internazionali, conflitti e migrazioni forzate”.
L’incipit del Papa pone le fondamenta per le azioni da intraprendere per affrontare la sfida del clima: “lo sguardo dell’interdipendenza e della condivisione, il motore dell’amore e dalla vocazione al rispetto”. Per Bergoglio la Cop26 è “chiamata con urgenza a offrire risposte efficaci alla crisi ecologica senza precedenti, e alla crisi di valori in cui viviamo, a offrire così concreta speranza alle generazioni future”. E’ necessario “riconoscere che il mondo è interconnesso; significa non solo comprendere le conseguenze dannose delle nostre azioni ma anche individuare soluzioni che devono essere adottati con sguardo aperto. Non si può agire da soli, è fondamentale l’impegno di ciascuno per la cura degli altri e dell’ambiente”.
La sfida – mette in evidenza il Papa – “a favore di una cultura della cura della nostra Casa comune e anche di noi stessi ha il sapore della speranza, poiché non c’è dubbio che l’umanità non ha mai avuto tanti mezzi per raggiungere tale obiettivo quanti ne ha oggi”. E’ una sfida – conclude – che “si può affrontare su vari piani: quello dell’esempio e dell’azione, e quello dell’educazione. Su tutte e due, noi, ispirati dalle nostre fedi e tradizioni spirituali, possiamo offrire importanti contributi”.
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