Sempre pronto ad alzare le barricate per difendere gli ultimi. A 25 anni dalla morte, Francesco ad Alessano e Molfetta

"Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un'ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati" scriveva don Tonino Bello nella preghiera 'Un'ala di riserva'. Così era lui, il prete poeta che non lasciava indietro nessuno. Ma anche vescovo pacifista e scomodo, sempre pronto ad alzare le barricate per difendere gli ultimi.

Alla guida della diocesi di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi, promosse la costituzione di gruppi Caritas in tutte le parrocchie e fondò una comunità per la cura delle tossicodipendenze. Prese le parti degli operai delle acciaierie di Giovinazzo in lotta per il lavoro, marciò a Comiso contro i missili, si oppose all'installazione degli F16 a Crotone e degli Jupiter a Gioia del Colle.

Già ammalato di tumore allo stomaco, il 7 dicembre 1992 partì per Sarajevo, sotto assedio serbo da mesi, per guidare la marcia per la pace: "Gli eserciti di domani saranno questi – disse nel suo discorso -: uomini disarmati". Pochi mesi dopo, il 20 aprile 1993, morì ucciso dal cancro.

Venticinque anni dopo, Papa Francesco atterra in elicottero in Puglia per seguire le sue orme: ad Alessano prima, dove don Tonino nacque, per pregare sulla tomba e tenere un discorso in piazza con i fedeli davanti a 20mila persone. Qui Bergoglio saluta anche 20 ammalati, una famiglia di rifugiati della Siria e due giovani immigrati ospiti del Centro Accoglienza di Alessano. Ad attenderlo dalla notte precedente i giovani delle parrocchie in veglia dalla notte precedente, con don Luigi Ciotti e gli scout di tutta la provincia. E poi vola a Molfetta, diocesi che il sacerdote guidava. Atterra nella zona del porto, vicino al duomo, dove è accolto dal vescovo Domenico Cornacchia e dal sindaco Tommaso Minervini. Alle 10.30 celebra la messa nel porto, dove sono previste 40mila persone, con il pastorale in legno d'ulivo appartenuto a don Tonino. Alle 12 il Pontefice riparte per il Vaticano. 

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