Continuano le indagini per capire se altre persone abbiano avuto un ruolo nel pestaggio mortale

Sono fissati per domani mattina, nel carcere di Regina Coeli, gli interrogatori di convalida del fermo di Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, i fratelli di Alatri accusati di aver pestato a morte Emanuele Morganti. I due interrogatori si terranno per rogatoria, perché i due sono stati fermati a Roma, e gli atti saranno trasmessi alla magistratura di Frosinone, responsabile delle indagini. Mario Castagnacci e Paolo Palmisani rispondono dell'accusa di omicidio volontario: quando i carabinieri li hanno trovati, in casa di una parente, a Roma, i due non hanno opposto alcuna resistenza al fermo. Hanno precedenti legati al traffico e allo spaccio di droga e secondo gli inquirenti sarebbero stati loro ad aggredire Emanuele con colpi tali da fracassargli il cranio e rompergli le vertebre cervicali.  Il giorno prima della feroce aggressione, Castagnacci era stato fermato per droga, e rilasciato la mattina successiva.

Le indagini però continuano perché chi indaga è convinto che altre persone abbiano avuto un ruolo nella tragica fine di Emanuele. Tra i tasselli fondamentali che mancano per ricomporre ogni aspetto dell'omicidio c'è il movente: una delle ipotesi è che i due fermati abbiano ridotto in fin di vita il giovane per dare "una prova di forza", per dimostrare, nella piazza centrale di Alatri, la loro violenza criminale. Restano però tanti dubbi: innanzitutto sul coinvolgimento delle altre persone indagate, al momento cinque, tra le quali ci sono alcuni dei buttafuori del locale Mirò, sequestrato dopo la tragedia.

Il ragazzo è morto domenica, dopo quasi due giorni di agonia, in un letto del policlinico Umberto I di Roma. È arrivato in elisoccorso al policlinico della capitale la notte tra venerdì e sabato, in condizioni già disperate. Subito è stato sottoposto a un intervento chirurgico per provare a ridurre le lesioni alla testa causate dai colpi ricevuti. L'operazione non è bastata a salvargli la vita e, quando è arrivata la fine, i suoi genitori hanno dato il consenso alla donazione degli organi.

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