La rock band toscana ha attraversato un periodo buio ma è pronta a tornare sul palco

"Questo album è nato dalla paura di essere arrivati alla fine". Così i Negrita annunciano l'uscita di 'Desert Yacht Club'. Sì, perché mentre nessuno se n'è accorto, la rock band toscana ha attraversato un periodo buio.

"Avevamo bisogno di un periodo di rigenerazione e ricostruzione, venivamo da qualche tempo di problemi interni, umani. Qualcuno di noi (pare di capire Drigo, ndr) non era al top della forma fisica e psicologica. Era un gruppo che cominciava a vedere l'orizzonte finito, più che infinito. Qualcuno pensava di un mettere piedi fuori dalla band. Come reazione, però, invece di sbattergli la porta in faccia, abbiamo preferito la strada del coraggio". Ecco, così, arrivare un periodo di lavoro intenso per il nuovo album, a cui Pau & Co hanno lavorato in un ambiente particolare, che ha influenzato e ispirato il disco.

Si tratta proprio di quel 'Desert Yacht Club' del titolo: un luogo creativo, sperduto nel deserto californiano, composto da tre tende e due roulotte, dove poter pensare e ritrovare se stessi. Il 'mood' della creazione dell'album, poi, è stato il 'kitchen groove': un modo di suonare e registrare particolare, fatto on the road, con uno studio davvero minimalista, composto da chitarre, casse e un computer.

Il tutto, intervallato da buoni pranzi e cene preparati da Cesare, chef per passione. Nel momento, però, di mettersi al lavoro, i Negrita hanno dovuto affrontare una questione importante. Cosa poteva ancora raccontare una band arrivata al decimo album? "Vuoi vivere sugli allori o essere figlio del tuo tempo? Bisogna guardarsi allo specchio per capire chi si è, chi si è stati e chi si vuole essere".

La paternità, poi, ha cambiato tutti e tre: "Ci rendiamo conto che siamo arrivati a 50 anni e ci sono cambiamenti in atto importanti ovunque. Guardate, per esempio, le elezioni. C'è un vento nuovo nel mondo, se positivo o negativo lo giudicheranno i posteri. L'importante è che ci sia sempre quel sentore di evoluzione. Anche la paternità influisce, nascono delle cose con le gambe che ti girano intorno tutto il giorno e senti che qualcosa è successo".

Il tutto, però, senza rimpianti o tristezze: "Non ci sentiamo vecchi, lo spirito è ancora molto temerario". Ecco che, così, scompare anche ogni paura nel confrontarsi con un mercato discografico che corre così velocemente e in cui i più giovani occupano la fetta più importante. "Ci va benissimo andare in sfida con Fibra, Sfera o Coez, perché in realtà noi guardiamo al mercato internazionale, anche se non vendiamo lì. Abbiamo una mentalità aperta e cerchiamo di tenerla tale. Il nostro è un disco da outsider, non collocabile nella moda o nel tempo anche se è figlio di questi anni".

Il disco, però, parla anche ai giovani: "I modelli che la società ci impone sono piuttosto confusi e inquinati da tanti input. I ragazzi avrebbero bisogno di qualche punto fermo per avere gli strumenti per intraprendere un percorso umano con basi più solide. Stiamo annacquando tutto in nome dei social e della comunicazione. Le cose perdono di significato e consistenza". Con i giovani e con tutti gli altri, i Negrita si confronteranno anche dal vivo, la condizione in cui danno il meglio di sé. Al momento, in programma tre concerti ad aprile a Bologna, Roma e Milano., per dimostrare che sono tornati e che guardano già al futuro. 

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