Un rivoluzionario, fuori dagli schemi, fortemente impegnato nella lotta per i diritti dei neri negli Stati Uniti

C'è una foto emblematica di Muhammad Ali, emblematica perché lo e ci riguarda: quando abbraccia Sandro Pertini, il Presidente della Repubblica, nel ricordo del successo ottenuto a Roma, alle Olimpiadi del 1960. Proprio da lì, dalla Capitale, è cominciata infatti la traiettoria professionale e umana del pugile più forte di tutte le epoche, un pezzo di storia del Ventesimo secolo, un'icona sportiva e non sportiva.

Muhammad Ali, ovvero Cassius Clay prima della conversione alla religione mussulmana, figlio di un pittore di insegne e di una donna di religione cristiana battista, picchiatore spietato e misericordioso predicatore, ha attraversato l'esistenza a suon di pugni e di parole, di botte e di slogan. Non è mai stato un uomo banale, Ali. E' stato semmai un rivoluzionario, fuori dagli schemi, fortemente impegnato nella lotta per i diritti dei neri negli Stati Uniti. In tal senso ha assunto una valenza importantissima l'incontro con Martin Luther King e l'adesione alla Nation of Islam. Il campione di boxe e il rappresentante più credibile dei diritti civili si incontrarono durante una manifestazione nella città natale di Muhammad Ali, Louisville, in Kentucky. Famosa e' diventata la frase che Ali rivolse a King: "Sono al tuo fianco nella tua lotta per la libertà, la giustizia e l'uguaglianza. Non posso stare zitto mentre la mia gente, quelli con cui sono cresciuto, i miei familiari, vengono picchiati, calpestati e presi a calci nelle strade solo perché vogliono libertà, giustizia ed uguaglianza". Nasce una relazione forte, consolidata dalla presa di posizione di Ali contro la guerra in Vietnam: e' il 1967 e la vita del pugile di Louisville non è fatta solo di pugni ma anche di carezze.

Un altro incontro decisivo e' stato quello con Malcom X, nel 1962 a Detroit. Malcom X, leader della Nazione dell'Islam, diventerà un amico e un punto di riferimento. Come lo e' stato Nelson Mandela, leader dell'Anc e successivamente presidente del Sud Africa. Quando Madiba morì, nel 2013, Ali gli dedicò un lungo discorso: "Mandela. Un nome. Un uomo. Una missione: salvare una nazione da se stessa. Pochi uomini nella storia dell'umanità hanno avuto un maggiore impatto su una nazione e sono stati fonti di ispirazione per il mondo intero".

Nel 2005 George Bush premiò Ali come eroe della libertà e proprio Ali qualche anno prima aveva incontrato Saddam Hussein a Bagdad per evitare che Usa e Iraq entrassero in guerra. Ultimo atto politico del pugile-politico fu una presa di posizione nell'inverno scorso contro Donald Trump: "Guai a chi usa l'Islam per portare avanti i propri scopi personali".

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