Gli ungheresi votano oggi nel controverso referendum sulle quote di redistribuzione dei migranti tra Paesi Ue

Gli ungheresi votano oggi, domenica 2 ottobre, nel controverso referendum sulle quote di redistribuzione dei migranti tra i Paesi dell'Unione europea, decise da Bruxelles. Seguono sette domande e altrettante risposte per capire il referendum.

1. QUAL E' IL QUESITO?

"Vuoi che l'Ue decida, senza il consenso del Parlamento, sul ricollocamento dei cittadini non ungheresi in Ungheria?".

2. QUAL E' L'ORIGINE DEL REFERENDUM?

L'Ungheria è stata molto colpita dai flussi di migranti che, in fuga dai conflitti e dalla povertà, si sono diretti verso l'Europa. In gran parte, il Paese era attraversato per raggiungere Paesi dell'Europa centrale. Bruxelles, per far fronte alla crisi dei rifugiati, ha proposto un sistema di redistribuzione: nell'autunno 2015 il Consiglio Giustizia e Affari interni dell'Ue ha deciso che 160mila richiedenti asilo soprattutto da Italia e Grecia, le più colpite dall'immigrazione, fossero trasferiti in altre nazioni europee. Il premier ungherese Viktor Orban si è opposto sin dall'inizio e ha sfidato apertamente la decisione. Secondo la proposta, gli Stati che rifiutano il piano potrebbero essere multati di 250mila euro per ogni migrante che non accolgono. Ungheria e Slovacchia hanno presentato ricorsi legali contro il piano.

3. QUAL E' L'APPROCCIO DEGLI UNGHERESI VERSI I MIGRANTI?

Secondo un sondaggio del Pew Research Centre, il 76% degli ungheresi pensa che la presenza dei migranti aumenti la probabilità di atti terroristici all'interno dei confini nazionali, mentre l'82% pensa che sarebbero un peso sociale perché sottrarrebbero posti di lavoro e benefici sociali agli ungheresi.

 

4. IL NUMERO DI MIGRANTI E' PIU' ALTO CHE IN ALTRI PAESI?

Nel 2015, sono state circa 175mila le richieste di asilo, il tasso più alto nell'Ue in rapporto alla popolazione locale (su 100mila abitanti). Ciò non vuol dire, tuttavia, che le loro richieste siano state accettate: solo 3.400 sono state accolte, il 15% del totale, cioé una delle percentuali più basse nel blocco comunitario. I numeri si sono poi ridotti drasticamente: questo mese i profughi entrati illegalmente sono stati meno di 30, nel settembre dello scorso anno erano stati tra mille e 10mila. Minore il numero anche di richiedenti asilo: più di 170mila nel 2015, 25 mila nel 2016. Ciò a seguito dell'irrigidimento delle politiche da parte di Budapest. Ha sigillato i confini con la Serbia e la Croazia e introdotto leggi severe, che rendono un reato l'immigrazione illegale e prevedono l'espulsione diretta oltre confine per i migranti illegali intercettati vicino alle frontiere. In relazione all'applicazione del piano delle quote, fino alla metà di giugno 2.280 persone sono state trasferite da Italia e Grecia, nessuna in Ungheria (dati Ue).

5. CHI FA CAMPAGNA IN VISTA DEL REFERENDUM?

La coalizione di governo Fidesz-KDPN, capeggiata dal premier conservatore nazionalista Viktor Orban, e il partito di estrema destra all'opposizione Jobbik, spingono per il 'no' alle quote. Il governo ha speso 12 milioni di euro per sostenere la sua posizione. Il Partito liberale ungherese, che non ha neppure un deputato in Parlamento, fa campagna per il 'sì' affermando che sarebbe un "sì all'Europa". Il Partito socialista e la Coalizione democratica costituita da partiti di sinistra all'opposizione chiedono l'astensione. La contrarietà al quesito, anche secondo diversi esperti, deriva dal fatto che sarebbe tendenzioso e falso, perché non rispecchierebbe i veri piani dell'Ue e si baserebbe su un falsato concetto di obbligatorierà della redistribuzione. Il movimento satirico Partito del cane a due code e decine di ong chiedono di invalidare le schede. Il Partito ha incentrato la campagna sulla burla nei confronti dei tentativi del governo di sostenere il 'no'.
 

 6. QUALE SARA' L'ESITO DEL REFERENDUM?

E' probabile che il 'no' prevalga, ma non è detto che il referendum sia valido, perché secondo i sondaggi il raggiungimento del quorum è a rischio.

7. IL REFERENDUM E' VINCOLANTE?

Non lo è, perché secondo i trattati Ue Bruxelles ha il potere di imporre politiche come quella sulle quote. Secondo alcuni esperti, Orban vuole indebolire l'opposizione (già sconfitta nel 2010) in vista delle elezioni del 2018 e rafforzare la propria posizione nell'Ue. Quest'ultima teme il referendum anche perché rafforzerebbe i Paesi dell'Europa orientale, tra cui la Slovacchia, che più si oppongono alle quote.
 

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