A 25 anni dalla morte del 'vescovo scomodo', l'omaggio di Bergoglio in Puglia

Un prete di frontiera, degli ultimi, delle periferie del cuore. Un uomo, un sacerdote e un vescovo che aveva una "salutare allergia verso i titoli e gli onori". Papa Francesco è andato a rendere omaggio, nelle sue terre, a don Tonino Bello, prete poeta che non lasciava indietro nessuno. A 25 anni dalla morte del 'vescovo scomodo', Bergoglio, dopo essere stato nella patria di don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani, oggi è andato in Puglia. Prima ad Alessano, nel Salento, dove il parroco di strada è nato e ora è sepolto. Poi a Molfetta, città che lo ha visto vescovo.

Molte e significative le similitudini tra Bergoglio e don Tonino. Entrambi sono per una "Chiesa del grembiule", per citare un libro scritto da quest'ultimo. Una Chiesa, cioé, pronta a servire i più poveri, "non mondana, ma per il mondo", una Chiesa che torna all'essenziale del Vangelo e, quindi, "monda di autoreferenzialità, estroversa, protesa, non avviluppata dentro di sé, affamata di Gesù e non in attesa di ricevere, ma di prestare pronto soccorso".

Disegnando la figura di don Tonino, il Pontefice tratteggia la sua chiesa ideale. "Don Tonino – sottolinea – ci richiama a non teorizzare la vicinanza ai poveri, ma a stare loro vicino, come ha fatto Gesù, che per noi, da ricco che era, si è fatto povero. Don Tonino sentiva il bisogno di imitarlo, coinvolgendosi in prima persona, fino a spossessarsi di sé. Non lo disturbavano le richieste, lo feriva l'indifferenza. Non temeva la mancanza di denaro, ma si preoccupava per l'incertezza del lavoro, problema oggi ancora tanto attuale". E ancora: "Non perdeva occasione per affermare che al primo posto sta il lavoratore con la sua dignità, non il profitto con la sua avidità". Infine, un appello che partendo da don Tonino arriva fino ai grandi della terra. "Non stava con le mani in mano: agiva localmente per seminare pace globalmente, nella convinzione che il miglior modo per prevenire la violenza e ogni genere di guerre è prendersi cura dei bisognosi e promuovere la giustizia. Infatti, se la guerra genera povertà, anche la povertà genera guerra. La pace, perciò, si costruisce a cominciare dalle case, dalle strade, dalle botteghe, là dove artigianalmente si plasma la comunione".

Nel discorso del Pontefice non poteva mancare il riferimento alla pace, alla terra e alla Puglia, "terra meravigliosa di frontiera". Con il passare degli anni e il moltiplicarsi dei conflitti, le parole di don Tonino sono sempre più attuali. Francesco rivolge lo sguardo ai fedeli: "Siete una 'finestra aperta, da cui osservare tutte le povertà che incombono sulla storia', ma siete soprattutto una finestra di speranza perché il Mediterraneo, storico bacino di civiltà, non sia mai un arco di guerra teso, ma un'arca di pace accogliente".

Il Papa poi è ripartito, rimettendo in prima linea in prete degli ultimi, che a breve diventerà santo.

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