La squadra di Montella supera la Fiorentina 2-1: a Kucka risponde Kalinic, poi il capolavoro dello spagnolo chiude i giochi

Lo spareggio anticipato per l'Europa lo ha vinto il Milan, anche se la Fiorentina tutto sommato avrebbe meritato qualcosa di più e di meglio. Ma siccome alla resa dei conti ha valore solo il risultato finale, la squadra di Vincenzo Montella può sorridere e tenere in vita la speranza di agganciare chi adesso sta davanti: Lazio, Inter e Atalanta. Per la formazione di Sousa, spompata dalle fatiche di Moenchengladbach, coltivare qualsiasi tipo di sogno diventa un esercizio quasi impossibile, malgrado un modo per restare nella nobiltà del calcio internazionale ci sia: vincere l'Europa League. Al di là dello spettacolo e delle emozioni, il confronto diretto ha evidenziato soprattutto i limiti strutturali di Milan e Fiorentina, correggibili ormai solo in sede di mercato. Non è casuale che a decidere la contesa sia stato lo spagnolo Deulofeu, il colpo di gennaio messo a segno da Galliani.

Milan e Fiorentina hanno giocato a viso aperto, accettando di confrontarsi senza eccessivi tatticismi, con buona lena e buona gamba. Il 4-3-3 di Montella contrapposto al 3-4-2-1 di Paulo Sousa ha generato una gara dai contenuti tecnici non esaltanti ma comunque divertente, mai banale e con un buon numero di occasioni. E anche di gol. Dopo 17 minuti i rossoneri hanno spezzato l'equilibrio del risultato con una capocciata di Kucka, dopo altri 3 è giunto il pareggio di Kalinic, alla mezz'ora la conclusione-capolavoro di Deulofeu ha riportato i rossoneri davanti. Insomma, la cronaca più di qualsiasi considerazione a margine racconta di come Milan e Fiorentina non si siano risparmiate. Certo, sulle tre reti pesano come macigni errori individuali (Astori, Gomez e Borja Valero), però la sensazione dominante e che entrambe le squadre si siano sempre preoccupate più di offendere che di difendere.

Suso, Sosa e Deulofeu hanno tenuto a lungo in apprensione la retroguardia viola, al contrario di Bacca che non è mai sembrato in sintonia con i compagni e ha raccolto fischi dai tifosi. Ilicic, Chiesa e Kalinic sono stati gli uomini più pericolosi per la Fiorentina, anche se stranamente Vecino per un pezzo ha giocato a nascondersi e Cristoforo ha fatto persino peggio. La catena destra del Milan è stata una spina nel fianco per i toscani, là dove Salcedo non è quasi mai sembrato all'altezza della situazione: in difficoltà nel controllo di Suso, raramente è salito per sganciarsi. Timidezze fuori ordinanza.

Per le dinamiche della sfida, il raddoppio rossonero non è stato squassante. Il Milan ha preso un leggero sopravvento (palo di Pasalic, tra l'altro) e pieno possesso delle ripartenze, una delle specialità della casa. Ma la cocciutaggine della Fiorentina ha fatto in modo che il match rimanesse in vita anche nel secondo tempo, cominciato con un piglio particolarmente battagliero. L'episodio dell'ammonizione di Gomez (intervento su Kalinic) dopo nemmeno 10 minuti dalla ripresa del gioco avrebbe potuto cambiare volto al match: per l'arbitro Valeri valeva il giallo ma i viola pretendevano il rosso, ritenendo il paraguaiano ultimo uomo. Uno spavento a cui ne è seguito un altro, quando Sanchez si è divorato il pareggio a pochi metri dalla porta. Tello e Badelj (per Chiesa e Cristoforo) sono state le mosse della disperazione di Sousa, Zapata e Bertolacci (per Deulofeu e Kucka) quelle di Montella per congelare il successo. Missione compiuta dall'Aeroplanino, con l'occasione finale divorata da Abate.

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