Dopo l'ultima polemica nata nel Consiglio europeo del 18 dicembre scorso, si attende il confronto Roma-Berlino

E' un chiarimento atteso da tempo. Da quando il 18 dicembre scorso, nel corso di un acceso Consiglio europeo a Bruxelles, il premier Matteo Renzi scelse di alzare i toni, rivolgendosi alla cancelliera tedesca Angela Merkel con queste parole: "Non potete raccontarci che state donando il sangue all'Europa, cara Angela". Il riferimento era all'acquisto degli aeroporti greci da parte di aziende tedesche durante la crisi del debito. Ma la portata della sfida, più generale, non sfuggì a nessuno.

RENZI E MOGHERINI. Domani i due si vedranno alla sede della Cancelleria a Berlino (il palazzo Chigi tedesco) alle 12.30. Un faccia a faccia che si annuncia teso, al quale farà seguito una conferenza stampa congiunta. Nel corso di questo mese e mezzo la polemica non si è attenutata e anzi secondo diverse indiscrezioni di stampa la Merkel nutrirebbe una crescente insofferenza verso l'omologo italiano, convinta che le sue uscite siano motivate prevalentemente dal tentativo di raccogliere consenso in patria. Mentre sarebbe sempre più solida la sua stima per l'Alta rappresentante della politica estera Ue Federica Mogherini. Tanto da accarezzare l'auspicio di un avvicendamento tra i due a palazzo Chigi. Fantascienza? Forse, ma proprio oggi la Mogherini incontrerà la Merkel in un bilaterale a Berlino. Deciso da tempo, spiegano dal suo staff, e dedicato ai temi di politica estera. Però la coincidenza resta: il faccia a faccia avviene proprio alla vigilia dell'incontro Renzi-Merkel e verosimilmente prorio nella stessa stanza. Mentre negli ultimi tempi i rapporti tra il premier e la sua ex ministra degli Esteri – accusata di non fare gli interessi dell'Italia a Bruxelles – si sarebbero raffreddati.

PIU' DECISIONE A BRUXELLES. Una decisa difesa dell'Italia, d'altra parte, è quella che Renzi pretende da tutti. Proprio per questo ha sostituito l'ambasciatore italiano all'Ue Stefano Sannino con il viceministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda, rimpiazzando così un diplomatico di carriera con un politico, con l'aspettativa che sarà più aggressivo e, appunto, meno diplomatico.

IL NORD STREAM. A dividere Renzi e Merkel diversi dossier, tra cui i rapporti con la Russia, sulla quale, oltre al tema delle sanzioni, si è aggiunta la questione del gas: da un lato il raddoppio del gasdotto Nord Stream, che dovrebbe collegare il Paese di Vladimir Putin alla Germania attraverso il Mar Baltico. Progetto che, nonostante la linea dura di Berlino sulle sanzioni a Mosca, non ha ricevuto alcuno stop.

Dall'altro il South Stream – destinato a portare il combustibile russo fino in Puglia passando per il Caucaso – che invece è rimasto fermo, ufficialmente a causa di un bando di gara in Bulgaria che violava le regole del mercato unico limitando l'accesso solo alle aziende bulgare. "Un anno fa – ricordò Renzi all'ultimo Consiglio europeo – si è detto no al South Stream, con una scelta che ha creato un contenzioso pazzesco. A fronte di questo, improvvisamente e alla chetichella, si fa passare il principio del raddoppio del North Stream". Dopo aver sottolineato il doppiopesismo in Europa, proprio a Putin Renzi ha fatto una telefonata all'inizio del mese, per discutere del fatto che almeno l'Italia non vuole restare fuori dall'affare.

LE BANCHE. E se, sulle banche, l'intesa raggiunta questa settimana tra il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e la commissaria Ue alla Concorrenza Margarethe Vestager potrebbe – allentando la morsa sugli istituti italiani – attenuare il conflitto Roma-Berlino, restano le parole di Renzi: "Il sistema bancario italiano è molto più solido" di quello tedesco e "se fossi un amministratore tedesco mi preoccuperei", disse all'ultimo vertice a Bruxelles, spiegando che "Intesa Sanpaolo capitalizza il doppio della Deutsche Bank" e che "c'è il sistema in Germania delle banche territoriali, che rispetto ma non condivido".

MIGRANTI E QUESTIONE TURCHIA. E ancora, tra i temi di attrito, c'è naturalmente la questione migranti, con la Germania che rinfaccia all'Italia di non aver ancora aperto i sei hotspot su cui si era impegnata (ce ne sono solo tre attivi, Lampedusa, Porto Empedocle e Pozzallo) e di bloccare l'accordo con la Turchia non versando i 281 milioni che le spetterebbe mettere sul tavolo, e l'Italia che lamenta la mancata applicazione dell'intesa sui ricollocamenti e mal digerisce il fatto che a Bruxelles la Germania organizzi sistematicamente pre-vertici sull'immigrazione ai quali Roma non viene invitata.

RICORSI DELLA STORIA. Insomma i temi di conflitto sono numerosi e tutti pesanti. E il filo conduttore è la sfida all'egemonia tedesca – vera o presunta – nel continente. Si tratta di un ricorso della storia, ha spiegato recentemente a LaPresse (in occasione della presentazione del suo libro a Roma) Hans Kundnani, autore di 'Europa secondo Berlino. Il paradosso della potenza tedesca', libro che ha fatto molto discutere. "La potenza tedesca – dice lo studioso – ha di per sé incoraggiato la nascita di coalizioni anti-tedesche nella storia. Era l'incubo di Bismarck. In qualche modo fu una profezia che si autoavvera". La riunificazione della Germania nel 1989, passato ora qualche decennio di assestamento, avrebbe messo il Paese e tutto il continente europeo nella stessa situazione.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata