In campo anche l'unità di salvataggio olandese con i cani molecolari. Della ragazzina, affetta da autismo, non si hanno notizie dal 19 luglio

C'è ancora speranza per Iuschra Gazi, la 12enne di origini pachistane scomparsa giovedì scorso nei boschi di Serle, in provincia di Brescia. Occhioni neri e capelli corvini, la ragazzina affetta d'autismo sembra scomparsa nel nulla. Martedì mattina alle ricerche si sono uniti i cani molecolari dell'unità di salvataggio olandese Reddingshonden. Intanto sono già cinque le notti che la piccola passa fuori casa: da sola e al freddo, vestita con gli stessi abiti leggeri indossati per quella che doveva essere un'allegra gita in montagna con altri coetanei disabili e gli operatori della onlus Fobap, ma da cui la minore non ha fatto ritorno.

Le operazioni, a cui partecipano circa 300 professionisti tra vigili del fuoco, speleologi e carabinieri, si concentrano in un'area di 130 ettari. Difficile che la ragazzina abbia percorso più di quella strada da sola. L'avviso, diramato a tutte le forze in campo e attivo fino a sabato prossimo, è di "ricerca persona viva". Intanto la procura di Brescia ha aperto un fascicolo e l'indagine è stata affidata al procuratore Donato Greco.

"L'hanno trovata?". E' ciò che tutti si domandano a Serle, 3mila abitanti in Valle Sabbia. La comunità montana segue col fiato sospeso gli aggiornamenti e chiede di non smettere di cercare. La fondazione bresciana con cui Iuschra era in gita in Cariadeghe, in una nota, a sei giorni dalla scomparsa esprime "il più sentito ringraziamento alle donne e agli uomini delle istituzioni statali, regionali e del territorio, ai volontari, agli abitanti di Serle che si stanno impegnando generosamente e senza sosta" e "agli operatori dei media che, salvo poche eccezioni, stanno trattando la vicenda della sparizione con correttezza e sensibilità".

Una zona impervia, quello che circonda la vetta del San Bartolomeo, con una densità carsica tra le più elevate: di giorno è facile perdersi e la notte cadere nei buchi del terreno. Un angolo d'Italia poco conosciuto dove l'acqua ha scavato nella roccia tanto da creare cavità e veri e propri pozzi verticali. Una tra tutte l'Omber en banda al bus del zel che, con uno sviluppo di quasi 20 chilometri per un dislivello di 430 metri, è la grotta più lunga e più profonda di tutta la provincia e uno dei sistemi carsici di maggiore sviluppo a livello nazionale.

Lunedì mattina il prefetto di Brescia, Annunziato Vardé, ha deciso nel tavolo di coordinamento logistico di mantenere l'imponente struttura organizzativa di emergenza. Tre i posti di blocco all'accesso del centro operativo in Cariadeghe da cui partono le squadre dei soccorsi, all'altezza del rifugio dei Fanti, del ristorante Valpiana e del rifugio Alpini. In tantissimi da tutta la Lombardia hanno espresso la volontà di dare una mano, ma il sindaco Paolo Bonvicini chiede ai civili di "non salire a Serle per effettuare le ricerche", per evitare di intralciare la macchina dei soccorsi. Dai paesi limitrofi non è giunta nessuna segnalazione. "Chi la incontra chiami subito il 112", è l'appello dei vigili del fuoco a cui si è unita la squadra dei Reddingshonden. Formata da 19 operatori e 12 cani, era arrivata nei giorni scorsi a Pacengo, frazione del comune di Lazise in provincia di Verona, per le ricerche di un ragazzo di 17 anni, poi trovato morto. 

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