Il presidente americano ha annunciato che prolungherà l'esenzione solo in cambio di concessioni sul commercio

Emmanuel Macron, Angela Merkel e Theresa May mettono in guardia gli Stati Uniti contro l'imposizione di dazi all'Ue. I tre esprimono la "speranza che gli Stati Uniti non adotteranno misure contrarie agli interessi transatlantici" e sono concordi sul fatto che "l'Ue deve essere pronta a reagire, se necessario, con efficacia e rapidità" a eventuali dazi, fa sapere l'Eliseo dopo che i tre si sono sentiti sabato. E Berlino fornisce altri dettagli: Macron, Merkel e May sono "uniti sul fatto che gli Stati Uniti non dovrebbero adottare alcuna misura di politica commerciale contro l'Unione europea, altrimenti l'Unione europea dovrebbe essere pronta a difendere i suoi interessi senza esitazione nell'ambito dell'ordinamento commerciale multilaterale", fa sapere Steffen Seibert, portavoce della cancelliera.

La posizione dei tre giunge dopo che questa settimana Macron prima e Merkel poi sono stati in visita a Washington da Donald Trump. E a due giorni dallo scattare dei dazi per l'Ue: a marzo, infatti, il presidente Usa aveva promulgato l'introduzione di dazi del 25% sulle importazioni di acciaio e del 10% su quelle di alluminio, accusando i suoi partner commerciali di pratiche sleali; ma per l'Ue – come pure per altri Paesi fra cui Canada, Messico e Corea del Sud – aveva concesso un'esenzione fino al 1° maggio, che scade dunque martedì. Bruxelles vorrebbe un'estensione, ma a Macron e Merkel Trump non ha dato alcuna indicazione del se intenda esentare l'Ue, che l'anno scorso ha esportato nel mercato Usa acciaio e alluminio per un valore di 7,7 miliardi di dollari.

La scorsa settimana la Germania ha fatto sapere che si aspetta che gli Usa imporranno i dazi dal 1° maggio, ma un consigliere economico di Trump, Larry Kudlow, ha detto giovedì che le esenzioni saranno prolungate solo se i Paesi alleati, quindi anche l'Ue, faranno concessioni sul commercio, in particolare nel settore auto. Gli europei però, dal canto loro, hanno chiarito che senza esenzioni scatteranno misure di rappresaglia che prenderanno di mira prodotti emblematici americani.

Intanto si avvicina anche un'altra scadenza: il 12 maggio Trump dovrà annunciare se intende o meno restare nell'accordo sul nucleare iraniano. E anche su questo si sono confrontati Merkel, Macron e May, che hanno espresso il proprio appoggio all'accordo. Londra, Parigi e Berlino riaffermano il loro impegno per l'accordo sul nucleare iraniano spiegando che lo considerano "il miglior modo di neutralizzare la minaccia" di un'arma atomica dell'Iran, ha fatto sapere Downing Street, aggiungendo che "si sono trovati d'accordo sul fatto che degli elementi importanti non sono coperti dall'accordo ma che dobbiamo affrontare – in particolare i missili balistici, cosa succede alla scadenza dell'accordo e l'attività destabilizzatrice dell'Iran nella regione".

Questa settimana, durante la sua visita a Washington, Macron ha proposto a Trump di preservare l'intesa originaria, che diventerebbe però il primo di "quattro pilastri" di un futuro testo. Gli altri pilastri riguarderebbero appunto il post-2025, quando scadranno alcune clausole relative alle attività nucleari, come pure i controversi missili balistici di Teheran e il suo ruolo nella regione. Gelo però da Teheran: il presidente iraniano Hassan Rohani ha fatto sapere a Macron che l'accordo del 2015 "non è in alcun modo negoziabile".

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