Il Papa riunisce i rappresentanti del Vaticano all'estero e chiede di farla finita con vite incontrollate tra scandali economici e sessuali, stravizi e giochi di potere

La vita di qualche nunzio apostolico, così lontano da Roma e 'incontrollato', è diventata uno slalom tra veleni e stravizi. Così, dopo aver avuto diverse grane in giro per il mondo, tra scandali economici, sessuali e di potere, Papa Francesco riunisce i rappresentanti pontifici e prepara un lungo discorso in cui mette tutti in riga. Non lo pronuncia però. Si limita a consegnarlo: "È una meditazione un po' naif sul ruolo del nunzio, ho pensato di non addormentarvi e in queste due ore faremo domande e risposte". Poi, microfoni spenti. 

Nel messaggio il Papa mette subito le cose in chiaro: il loro ruolo è inconciliabile con il complottismo, con il lusso sfrenato, con l'ipocrisia. Non si critica il Pontefice alle spalle, ammonisce, con un poco velato riferimento a Carlo Maria Viganò, ex nunzio negli Stati Uniti che ha intrapreso una vera e propria crociata contro Bergoglio, accusandolo di negligenza sull'ex cardinale Theodore McCarrick, ora ridotto allo stato laicale per pedofilia. No ai blog (che proliferano) e a gruppi ostili al Romano Pontefice, alla Chiesa, alla Curia. Il nunzio, ricorda il Papa a chi sembra aver perso la memoria, non rappresenta sé stesso, ma il Successore di Pietro.

Obbedienza, quindi, che è anche una "virtù inscindibile dalla libertà": "Solo nella libertà noi possiamo obbedire realmente, e solo obbedendo al Vangelo si entra nella pienezza della libertà", spiega. Il Papa chiede ai suoi ambasciatori di essere sobri e di praticare una vita di preghiera, che illumini il loro operato e la loro missione, perché senza si diventa "semplici funzionari, sempre scontenti e frustrati". E poi, suggerisce, mai limitarsi al disbrigo delle pratiche, ma spendersi anche nelle opere caritative, specialmente verso i poveri e gli emarginati: "solo così il nunzio potrà realizzare pienamente la sua missione e il suo essere padre e pastore". Quindi, mette in guardia del pericolo permanente in cui rischiano di cadere i funzionari, la corruzione. Anche se Bergoglio delicatamente parla di "regalie": "La carità operosa ci deve portare ad essere prudenti nell'accettare i doni che vengono offerti per annebbiare la nostra oggettività e in alcuni casi purtroppo per comprare la nostra libertà". Nessun dono di qualsiasi valore deve mai rendere schiavi, afferma: "Rifiutate i regali troppo costosi e spesso inutili o indirizzateli alla carità, e ricordate che ricevere un regalo costoso non giustifica mai il suo uso".

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