Il messaggio del Pontefice al convegno sulle dismissioni dei luoghi di culto: "Molte chiese, oggi, non sono più necessarie... è necessario un adattamento"

Le chiese si svuotano di anno in anno perché non ci sono più fedeli, non ci sono abbastanza sacerdoti o perché semplicemente alcune zone si spopolano. E allora vendere i beni ecclesiastici per necessità si può, soprattutto in servizio ai poveri.

Il messaggio è di Papa Francesco in persona, secondo il quale non bisogna vivere l'esodo con ansia, ma leggerlo come un segno dei tempi, che impone un adattamento. "I beni culturali ecclesiastici sono testimoni della fede della comunità che li ha prodotti", osserva il Pontefice: "per questo sono a loro modo strumenti di evangelizzazione che si affiancano agli strumenti ordinari dell'annuncio, della predicazione e della catechesi". È una eloquenza originaria che può essere conservata anche quando gli edifici non sono più utilizzati nella vita ordinaria del culto: possono essere ad esempio resi musei, donando loro una vita nuova.

Chiaramente, precisa Bergoglio, la dismissione non deve essere la prima e unica soluzione a cui pensare: "né mai essere effettuata con scandalo dei fedeli". Ci sono stati casi, in passato, in cui si è consumata una vera e propria sollevazione di popolo: come quando a Praga una chiesa è stata trasformata in night club, o quando a Maastricht è diventata una birreria con un tavolo a forma di croce al posto dell'altare. Ma anche in Italia, a Venezia, una chiesa che apparteneva a un ordine religioso oggi è un cocktail bar. Ed esistono ex chiese trasformate in palestre e centri benessere o in locations per sfilate di moda.

La destinazione dei luoghi di culto, una volta venduti, non è semplice da controllare, ma se si rendesse necessaria una dismissione per il Papa "dovrebbe essere inserita per tempo nella ordinaria programmazione pastorale, essere preceduta da una adeguata informazione e risultare il più possibile condivisa".

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: