Una iniziativa e un confronto significativo durato mezz'ora

 Papa Francesco scende in campo per la crisi in Ucraina e lo fa in prima persona. A bordo di una Fiat 500 L bianca entra in via della Conciliazione 10, nella sede dell’ambasciata russa in Vaticano.

Arriva in auto anche a causa di una brutto dolore al ginocchio, che, spiega il Vaticano, gli impedirà di partecipare alla chiusura dell’Incontro di Firenze con i vescovi del Mediterraneo, domenica 27 febbraio, e alle celebrazioni del Mercoledì delle Ceneri. E’ molto probabile però che la decisione di Francesco di non partecipare all’incontro promosso dalla Cei, che parallelamente ospita anche i sindaci del bacino, sia dovuta all’aggravarsi della situazione a Kiev.

Oggi è il Pontefice a recarsi dall’ambasciatore Alexander Avdeev e non viceversa: uno strappo al protocollo, non insolito ma significativo. Un confronto durato mezz’ora, in cui Bergoglio “manifesta la sua preoccupazione per la guerra”, spiega il Vaticano. Avdeev aggiunge, parlando con i media russi, che “il Papa ha voluto personalmente chiedere della situazione in Donbass e Ucraina” e ha espresso la sua preoccupazione per le condizioni della popolazione, “appellandosi perché ci si prenda cura dei bambini, dei malati e di tutti i sofferenti”.

Un gesto che va “nella direzione di quanto ha già fatto in passato”, commenta intervistato da Tv2000 l’arcivescovo di Mosca e presidente dei vescovi cattolici russi, mons. Paolo Pezzi, che ricorda quanto avvenuto per il Sudan e la Colombia: “fa lui il primo passo per muovere i cuori di coloro che sono coinvolti nel conflitto tra Russia e Ucraina, cambiare le proprie posizioni ed essere aperti alla possibilità di risolvere una situazione non attraverso la guerra ma con il dialogo”.

E’ stato il segretario della Santa Sede, Pietro Parolin, ieri, a mostrare un barlume di speranza: “C’è ancora tempo per la buona volontà, c’è ancora spazio per il negoziato, c’è ancora posto per l’esercizio di una saggezza che impedisca il prevalere degli interessi di parte, tuteli le legittime aspirazioni di ognuno e risparmi il mondo dalla follia e dagli orrori della guerra”, ha scandito.

Subito dopo, ha rotto il silenzio il patriarca di Mosca Kirill, con una lettera rivolta agli arcipreti, ai pastori, ai monaci e a tutti i fedeli della Chiesa ortodossa russa, dicendosi “profondamente addolorato” dalla guerra: “Esorto le parti in conflitto a fare tutto il possibile per evitare vittime civili – ha scritto -. Mi appello ai vescovi, ai pastori, al clero e ai laici affinché forniscano tutta l’assistenza possibile a tutte le persone colpite, compresi i rifugiati, le persone rimaste senza casa e senza mezzi di sussistenza”.

Mercoledì scorso, al termine dell’udienza generale, Papa Francesco aveva confessato un “grande dolore” per l’escalation delle tensioni e si era appellato a chi ha responsabilità politiche “perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è il Dio della pace e non della guerra”.

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