Milano, 22 mag. (LaPresse) – Per il tribunale di Napoli la donna srilankese che ha dichiarato “falsamente” di essere residente in Italia da 10 anni, di cui gli ultimi 2 in modo continuativo, per ottenere 8.500 euro dall’Inps di reddito di cittadinanza va prosciolta. Lo ha fatto senza “coscienza e volontà” ed è “verosimile” che possa aver avuto “difficoltà nella compilazione della domanda” o che abbia fatto riferimento alla “propria presenza effettiva in Italia” invece della “residenza anagrafica”. Per il gup di Vercelli, Claudio Passerini, il 27enne di Benin City (Nigeria) che, facendosi aiutare da “amici” e dal “Caf”, ha chiesto e ottenuto la misura di sostegno al reddito è innocente. Tra i tanti motivi dell’assoluzione quello di aver chiesto la “revoca” del rdc non appena “trovato un lavoro”. “Particolare tenuità del fatto” è la formula giuridica che lo manda assolto. “Quando fanno leggi senza un senso questo è il risultato”, commenta l’avvocata catanese Rosa Lo Faro che l’8 maggio 2024 ha visto emettere sentenza di non luogo a procedere per un suo assistito che dal 2020 è nel mirino di guardia di finanza e Inps sempre per aver “dichiarato falsamente di risiedere in Italia da almeno 10 anni”. “L’imputato è incensurato e, dal punto di vista patrimoniale, presentava tutti i requisiti per ottenere il beneficio richiesto”, taglia corto il giudice per l’udienza preliminare di Catania, Daniela Monaco Crea. Per lei è un “episodio occasionale” e una “condotta” caratterizzata da “eseguità del danno” o del “pericolo”. La legge “senza senso” sarebbe quella prevista dall’articolo 7 dal decreto che avrebbe dovuto “abolire la povertà”: il numero 4 del 2019. Che punisce da 2 a i 6 anni di reclusione chi “rende o utilizza dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere” o “omette informazioni dovute” per ottenere i soldi dall’Inps. “Non ho ancora visto una condanna”, afferma l’avvocato Alberto Guariso, co-fondatore dello Studio Diritti e Lavoro di Milano e responsabile, assieme alla collega Paola Fierro, del servizio antidiscriminazione dell’Associazione studi giuridici per l’immigrazione (Asgi) che ha raccolto decine di provvedimenti dei giudici. “A noi si sono rivolte un centinaio di famiglie – spiega Fierro – ma i procedimenti penali saranno migliaia”.

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