Roma, 3 dic. (LaPresse) – La repentina e robusta ripresa delle attività produttive ha generato una enorme domanda mondiale di tutte le materie prime che sono alla base dei processi industriali. La loro disponibilità è crollata e il loro prezzo si è impennato. Diversi elementi sono alla base della spirale perversa che si è determinata: la rapida decompressione dei consumi familiari, congelati nelle fasi più complicate, ma adesso in condizione di alimentare rapidamente la domanda di beni e servizi; la crescita anomala della domanda di input produttivi legata alla rapida ripartenza delle attività manifatturiere in tutto il mondo;il movimento speculativo borsistico che si è generato sulle commodities; il protagonismo del gigante cinese nel mercato dei materiali. La prima manifattura al mondo, uscendo dalla pandemia prima degli altri Paesi industrializzati, ha infatti rafforzato le proprie scorte per sostenere e garantire la produzione interna; la doppia transizione (digitale ed ecologica) in cui molti Paesi sono oggi impegnati, con la crescente domanda di tutto ciò che è necessario per alimentarla (si pensi alle terre rare o ai semiconduttori);il contemporaneo rialzo del prezzo dell’energia (sia del petrolio che del gas e conseguentemente dell’energia elettrica) legato a diversi fattori (questioni geopolitiche, riduzione dell’offerta, aumento della domanda, aumento dei prezzi di emissione della CO2, quadruplicato rispetto al 2019).

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