Dimitrov ko in due set. Per il serbo è il 40esimo Masters 1000 della carriera

Novak Djokovic ha vinto il Masters 1000 di Parigi-Bercy battendo in finale Grigor Dimitrov con il punteggio di 6-4, 6-3 in un’ora e 39′ di gioco. Per il serbo si tratta del settimo trionfo in carriera a Bercy, il 40esimo Masters 1000 e il 97esimo torneo complessivo. Da domani sarà numero al mondo per la 398esima settimana.

Il virus intestinale che lo ha colpito quattro giorni fa non ha impedito al talento serbo di domare prima Rublev al termine di un match durato ben tre ore e poi Dimitrov, autore per la terza volta e alla soglia dei 33 anni di una stagione con oltre 40 vittorie all’attivo. I 39 titoli Masters1000 di Nole hanno avuto però un peso maggiore in termini di esperienza, così come il dover provare a vincere nonostante una condizione non ottimale, situazione che “mi rende particolarmente orgoglioso di questo successo”, come spiegato a fine match dallo stesso Djokovic. Al resto, a infiammare ancor di più le sue ambizioni, ci ha pensato il pubblico parigino, levatosi in più di un’occasione durante il torneo ad esultare per i suoi errori: combustibile e adrenalina che hanno contribuito a dare al serbo quella spinta in più grazie alla quale sia contro Rune che Rublev, e infine contro lo stesso Dmitrov, gli hanno consentito di alzare il livello del suo gioco proprio quando l’errore altrui non sarebbe stato più rimediabile.

Questa volta è bastato un break per set (anche se il match si è chiuso con il terzo break concesso dal bulgaro quando ormai l’epilogo del match era già segnato) per far pendere il match dalla sua. Un avvio farraginoso, in cui entrambi i finalisti hanno impegnato più del dovuto a trovare misura e ritmo: Djokovic con ben 6 gratuiti di rovescio nei primi 4 game, Dimitrov segnando a referto 7 erorri col suo dritto.

Ma per quanto precarie le condizioni, ancora una volta Nole è stato più bravo a interpretarle: gestendo le energie, concentrando gli sforzi quando più contava farlo, riducendo progressivamente i suoi margini di errori e attendendo paziente che fosse proprio Dimitrov a consegnarsi spontaneamente. Un peccato vederlo in lacrime a fine match, lui che a Ginevra lo scorso maggio aveva già fallito l’appuntamento col ritorno a un successo che alla sua bacheca manca dal 2017 e che qui a Bercy avrebbe legittimato i suoi ultimi due mesi giocati ad altissimi livelli.

Solo un Djokovic così poteva arrestare la sua corsa. Resta invece da capire, ancora una volta, chi possa provare a mettersi tra il serbo e un finale di stagione che a Torino potrebbe per lui rivestirsi di ulteriore gloria con un successo alle Atp Finals con cui chiuderebbe la sua stagione, per l’ottava volta in carriera, da n.1 del mondo.

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