Il tennista ligure: "Se sto bene i risultati torneranno ad arrivare"

“Io ritengo di essere ancora competitivo ad alti livelli, purtroppo il 2020 è stato un anno perso tra l’operazione alle caviglie e poi la positività al Covid di ottobre. Ho giocato appena 16 partite, in pratica devo ricominciare da zero. Ora sono smanioso di ripartire”. Fabio Fognini si racconta in una intervista alla ‘Gazzetta dello Sport’ al termine di un anno difficile, tra il Covid-19 e i problemi alle caviglie. Cominciando dalla scelta di puntare su un nuovo coach, Alberto Mancini. “Prima della scelta ho parlato con Barazzutti (che lo ha allenato fino all’autunno, ndr) e mi ha detto che non sarebbe riuscito a seguirmi sempre e a viaggiare spesso con me. Adesso invece ho bisogno di qualcuno che stia al mio fianco con continuità – ha spiegato – Alberto deve aiutarmi soprattutto a migliorare a poi a stabilizzarmi dal punto di vista fisico, perché se sto bene i risultati torneranno ad arrivare”.

Fognini ha ammesso di non essere geloso dell’exploit di Sinner, che in pochi mesi si è ritrovato a guidare il movimento in Italia. “Ci sta, è il gioco della popolarità e Jannik è davvero molto forte, spero che tenga alto per anni il nome dell’Italia – ha sottolineato – Io ho giocato nella stessa epoca dei tre più grandi di sempre e in aggiunta c’erano Murray, Del Potro e Wawrinka. Tra cinque anni, con la generazione dorata a godersi il meritato riposo, probabilmente per lui sarà più facile ottenere grandi risultati. Le Finals di Torino a novembre cosa rappresentano? Un sogno, anche se nel 2019 quando ho deciso di privilegiare la possibilità di qualificarmi, non mi ha portato fortuna. Ma se potessi scegliere, preferirei rivincere a Montecarlo”. Sul futuro, il giocatore azzurro ha spiegato che “di certo non farò l’allenatore. Ho già avuto qualche proposta per rimanere nel tennis – ha concluso – interessante, ma per tre anni mi vedrete ancora in campo”.

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