Il 41enne romano ha corso per 76 ore alla backyard di Bell Buckle in Tennessee

In tre giorni e tre notti, 76 ore di corsa, ha stabilito il nuovo record italiano di ultramaratona, 509 chilometri alla backyard di Bell Buckle, in Tennessee, un format di gara in cui vince l’ultimo rimasto (in Italia si chiama l’ultimo sopravvissuto). Poi, 4 giorni dopo, ha corso altri 42 chilometri, la maratona a Washington: “stavo bene, con l’allenamento che faccio ormai da anni ho un recupero velocissimo, è stata una passeggiata”, scherza. E in effetti Antonio di Manno, 41enne romano, è abituato a ben altre prove: “non misuro più gli allenamenti in chilometri ma in ore – spiega a LaPresse – nelle settimane più leggere corro 12 ore, in media circa 18-20, ma nelle settimane di carico arrivo a 25-30″. Un impegno che richiede grande organizzazione, visti gli impegni di lavoro, “sono infermiere, istruttore di kitesurf e running coach“, e anche famigliari: “Da tempo mi sono organizzato per fare il mio allenamento lungo settimanale, di circa 8 ore, il mercoledì o il giovedì notte, perché la domenica sono libero ma se corressi tutto quel tempo sarebbe come andare a lavorare. Invece magari corro solo 3-4 ore, fino alle 7 del mattino, e posso stare con i miei cari”. Correre di notte non lo spaventa, “del resto le gare che faccio hanno sempre una parte notturna e quindi l’allenamento prevede anche la privazione del sonno. Arrivo a 60 ore in cui mi alleno, vado al lavoro, vivo normalmente e non dormo”. Anzi ormai, nelle settimane più leggere, “mi capita di dormire 8-9 ore e mi sento rimbambito: con 5 ore sto meglio”. Ma dove correre tutti quei chilometri? “Mi alleno a Roma a villa Pamphili, o in un giro sotto casa di circa 7 chilometri che percorro tutte le volte che serve. Ma mi capita di stare a Terracina nel weekend, perché sono originario di lì, e vado e torno da San Felice al Circeo”.

Dedizione, passione e impegno

Ma cosa ci vuole per correre 509 chilometri? “Tanta dedizione, passione, impegno, anni per migliorarsi e una buona metodologia di allenamento – spiega Antonio – io credo che i segreti non valgano, ti posso dire come mi alleno ma siamo diversi, altrimenti saremmo tutti campioni. Io ho il fisioterapista che mi segue, il nutrizionista – sono vegano – pratico yoga, vado in piscina, penso che non si possa correre e basta”. L’approccio con il mondo delle ultra è arrivato sei anni fa, “correvo un po’ come tutti, ho iniziato con le 10 chilometri, le mezze maratone, poi una 60, le 100, le 100 miglia. Per me è andare sempre oltre, spingersi in mondi paralleli, scardinare ogni volta una porticina, scavare più a fondo nella sofferenza, la gioia, emozioni sempre diverse”. E gli sforzi sono stati ricompensati con il nuovo record – il precedente di 74 ore era sempre suo – alla gara in Tennessee, “un percorso duro con circa 160 metri di dislivello a giro, alla fine ne ho fatti 8mila, su un percorso molto tecnico e difficile. E pensare che il fondatore Lazarus Lake mi ha detto che è facilino…”. Nel futuro c’è sabato 11 novembre la partecipazione alla gara ‘L’ultimo sopravvissuto’ a Milano, “farò qualche giro”, e la pianificazione delle prossime avventure: “cambierò allenamento per essere più pronto tra due anni, io corro molto su strada, come la Milano-Sanremo, ma per le backyard come questa in Usa mi serve una strategia per fare meglio. In agenda intanto ho già la gara dell’anno prossimo in Germania – che quest’anno ho vinto, e poi il mondiale a squadre a ottobre”.

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