E’ veloce, spigliata e bella. A 24 anni appena compiuti la teramana
Gaia Sabbatini festeggia il ritorno alle gare dopo un infortunio con l’ottimo risultato raggiunto martedì a
Turku, con il secondo posto in 4’03″88, terzo miglior tempo personale, e si prepara all’estate con in testa
Budapest: “I mondiali sono il mio obiettivo”, racconta a LaPresse. Dopo un 2021 esaltante, con la vittoria agli europei under 23 sui 1500 metri di Tallin e la
semifinale olimpica di Tokyo il 2022 è stato più difficile: “Dopo il boom poi l’anno dopo vuoi sempre riconfermarti, le aspettative degli altri pesano tantissimo. A me sono pesate”, confessa.
Ma ora, anche grazie al lavoro con la sua psicologa, è pronta a scendere in pista: “Sono carica, voglio portare a casa una bella soddisfazione”. E agli hater sui social risponde con una risata: “Ora li blocco. Ma su Instagram le ragazzine mi scrivono che sono il loro idolo ed è bellissimo“.
La gara di martedì è stata una bella rivalsa dopo un inverno difficile.
Esatto, ho avuto una microfrattura al perone a febbraio, appena prima della stagione indoor. Non me lo aspettavo ed è stata una bella botta di tristezza, mi ero preparata duramente, ero stata due volte in Kenya. L’inverno l’ho vissuto abbastanza male, poi ovviamente dopo pochi giorni mi sono rimboccata le maniche e ho iniziato a fare piscina, terapie, tutto il necessario per guarire, ho ricominciato a correre nemmeno due mesi fa. Fare questo tempo dopo un mese e mezzo ferma, di cui due settimane con le stampelle, è stato straordinario. Non mi aspettavo di correre così forte, con quella facilità. La volata finale per me è sintomo di stare proprio bene, non riuscivo ad uscire all’inizio e mi è dispiaciuto perché un secondo avrei potuto limarlo ma va bene così, mi serviva soltanto prendere sicurezza, avere delle buone sensazioni durante la corsa. Adesso guardiamo subito avanti, Il 27 giugno gareggio ad Ostrava, luglio devo ancora programmarlo ma c’è anche un raduno a Sankt Moritz, e poi ci sono i campionati italiani assoluti a fine luglio.
All’orizzonte ci sono i mondiali di Budapest.
Sono l’obiettivo più ravvicinato e anche le gare ora mi servono per fare il minimo, devo ancora farlo anche se con il ranking sono dentro. Sono due anni che spero, le Olimpiadi per me sono state un po’ una prova, mi ci sono ritrovata un po’ incosciente di tutto, e poi c’è stato il mondiale dell’anno scorso che non è andato come volevo, complice un infortunio che ho avuto poco prima e la mia malagestione della gara. Quest’anno voglio portare a casa una bella soddisfazione, sono carica e da inizio anno l’obiettivo è quello.
E guardando oltre?
Gli Europei di Roma e ovviamente le Olimpiadi. Gli Europei mi gasano tanto, essendo in casa per me sono importanti, li sento tanto come manifestazione, e voglio mettermi in gioco in quelli per proseguire poi a Parigi. Tra l’altro non ci sono mai stata, ma è un po’ la mia città del cuore, ci andrò prima però, perché il mio fidanzato mi ha regalato il viaggio per il mio compleanno.
Parigi sarebbe la tua seconda Olimpiade.
La vivrei con più consapevolezza. A Tokyo mi sono ritrovata in un vortice dove non capivo bene quello che mi stava succedendo. Avevo fatto dei risultati grandissimi, ma fino a pochi mesi prima avevo dei tempi molto più alti e per me non erano in considerazione le olimpiadi. Avevo persino detto a una mia amica ‘che bello, gli europei under 23 sono a luglio così ad agosto andiamo al mare’.
In questi giorni stiamo parlando tanto della pressione psicologica sugli atleti, dopo lo sfogo di Marcell Jacobs che già in passato aveva parlato di come era stato utile lavorare con un mental coach. Quanto è importante l’aspetto psicologico per un atleta?
E’ importantissimo, l’anno scorso non l’ho vissuto benissimo a livello psicologico perché dopo l’anno del boom poi quello dopo vuoi sempre riconfermarti, le aspettative degli altri pesano tantissimo. A me sono pesate, le persone un po’ ignorantelle, i leoni da tastiera che magari non hanno mai praticato atletica sono sempre lì pronti a scrivere e criticare. Non l’ho vissuta bene, quest’anno ho deciso di farmi aiutare, ho una psicologa che si chiama Flaminia Bolzan e mi ha aiutato tantissimo in questo percorso. Oggi sono diversa, migliorata, nella gestione dell’ansia, delle aspettative degli altri e anche delle mie. Ho delle sicurezze in più nel gestire la mia stagione, successi e insuccessi. Poi l’hater è dietro l’angolo, ci sono sempre ma bisogna saperli gestire.
Tu usi tanto i social, su Instagram hai più di 300mila follower, gli hater quanti sono?
Su Instagram non ho particolari commenti negativi,
quando li vedo io prendo e blocco. Se tu non vuoi vedere quello che faccio o vedi sempre il marcio ti faccio questo favore, così non mi vedi più, invece di dirmi
‘fai schifo’, ‘Pensa ad allenarti invece di fare le foto’. Su Facebook invece ci sono di più e mi fa specie perché quasi sempre sono persone che potrebbero essere mio padre e mia madre non da giovani.
Ti danno fastidio quelli che commentano solo l’aspetto fisico?
Se mi fanno commenti squallidi, in modo volgare o mi mandano messaggi inappropriati io blocco. Ho iniziato a usare Instagram da piccola, non ero conosciuta come atleta, la gente mi seguiva per il punto di vista estetico. Ma più sono diventata forte, più ho iniziato a pubblicare risultati, prestazioni, allenamenti, più le persone si sono interessate a me come atleta. Mi fa piacere perché ho tantissimi fans che mi seguono, tantissime ragazzine che mi chiedono consigli, mi dicono ‘vorrei diventare come te’, mi seguono quando gareggio. Quando ero piccola avevo i miei idoli, ora quando mi dicono ‘sei il mio idolo’ è bellissimo, è proprio gratificante.
Come sei arrivata all’atletica?
Grazie a mia sorella, io facevo nuoto, ma la sua insegnante di atletica ogni volta che con mia mamma andavamo a riprenderla al campo mi diceva che ero portata. Poi tutti mi suggerivano il lungo, il salto in alto, la velocità, ma io correvo, a me piaceva quello, dicevano fate due giri e io ne facevo sei perché a me piaceva. E’ quello che ancora oggi mi lega alla corsa, un senso di serenità, di tranquillità, di libertà.
Per gli atleti e in particolare per le atlete l’alimentazione è fondamentale, anche perché le donne sono sottoposte a pressioni maggiori rispetto agli uomini. Com’è il tuo rapporto col cibo?
Tante volte ho avuto commenti, anche dai famosi hater, ‘quanto sei dimagrita’, ‘devi dimagrire’, ‘sembri su di peso’, ‘hai il culone’, la gente non dà peso alle parole, è molto leggera nel dire le cose. Siamo sempre a combattere con queste persone. Purtroppo è più facile avere problemi, ammalarsi. Ho passato periodi, anche un po’ l’anno scorso, ossessionata dal mio peso, che è una cosa che non fa bene mentalmente, ti porta via energie nervose e non performi in gara come dovresti perché non hai mangiato bene. Il mio nutrizionista, Francesco Fagnani, mi ha aiutato tantissimo perché mi ha dato una giusta alimentazione, non una dieta, mentre facendo da sola non assumevo il cibo giusto, non perché mangiavo schifezze ma magari mangiavo poche proteine, o pochi carboidrati. Ti fai condizionare dalle critiche, dimagrisci levando cose e hai il risultato opposto a quello sperato. Quest’anno si sono visti i frutti, non mi sono privata di nulla, ho trovato il mio equilibrio e si vede.