Clara Munarini, 31enne parmigiana, sarà la prima direttrice di gara italiana a debuttare nel massimo campionato maschile nazionale

Nel rugby il pallone si passa indietro ma da domani si registrerà in Italia un passaggio in avanti che cambierà storie e prospettive regalando al mondo ovale nazionale un unicum che abbatte le barriere sulla parità di genere, arrivando lì dove altri sport di squadra faticano a varcare certi tabù. Clara Munarini, 31enne parmigiana, sarà la prima direttrice di gara italiana a debuttare nel massimo campionato maschile nazionale, arbitrando la sfida nel sedicesimo turno del TOP10 tra Rugby Viadana 1970 e Hbs Colorno allo ‘Zaffanella’ di Viadana. Dopo essere stata costretta dalla positività al Covid-19 a rinunciare alla prima giornata del Sei Nazioni di categoria dello scorso weekend, il fischietto nazionale, dopo un percorso da arbitro lungo quasi dieci anni, scriverà una significativa pagina nella storia del movimento rugbistico raggiungendo la collega internazionale irlandese Joy Neville, che nel 2017 aveva mosso i primi passi di una carriera che l’avrebbe portata ai vertici del panorama arbitrale dirigendo a Roma l’incontro tra UR Capitolina e Cavalieri Prato.

“È un grande onore, sento un po’ di responsabilità ma sto cercando di viverla come una partita normale perché quello è e deve essere. Non sarebbe neanche giusto considerarlo un evento eccezionale. Preferisco sempre che venga ricordato come quello di un arbitro che va a fare una partita. Il messaggio da dare? Quello di normalità. Per quanto sia onorata di mettere giù un mattone, ambirei ad un mondo in cui queste cose non facciano notizia, che non sia un unicum. Ma non per me o per le altre donne arbitro. Prima o poi spero che tutti gli altri sport ci seguano in questo e si arrivi a valutare le persone per quello che fanno in campo”.

D. E’ stato un percorso tortuoso?
R. E’ stato un viaggio mediamente lungo ma neanche troppo. Sono 9/10 anni che arbitro, senz’altro in alcune occasioni può essere stato complicato ma nella stragrande maggioranza dalle persone che mi hanno seguita nel mio percorso ho sempre sentito grande supporto e ho avuto moltissima fiducia. Sono comunque consapevole che è una prima volta ed è ovvio che non fosse proprio scontato.

D. Nel calcio c’è l’esempio della francese Stephanie Frappart che ha diretto la sfida di Champions League tra la Juventus e la Dinamo Kiev ma ancora nel campionato italiano c’è da aspettare per questa svolta. Il rugby in questo senso ha un passo in più?
R. Capisco che faccia scalpore da fuori ed è normale quando si invertono queste regole. Ma io dall’interno non la vivo così. Qualcuno può anche cambiare idea o magari farci caso e dire che in fondo non c’è niente di male.

D. Il rugby è pieno di messaggi forti e arriva lì dove il calcio ancora fa fatica a varcare certi tabù. L’arbitro gallese Nigel Owens, considerato il miglior fischietto al mondo, spiazzò anni fa lo sport più maschio, facendo coming out per primo.

R. Owens arrivando ad occupare una posizione importante per il ruolo che ha avuto e la sua bravura, è riuscito a sfruttare la sua posizione per mandare messaggi forti ed importanti su tematiche di cui si parla magari a mezza bocca e che nessuno cita mai per motivi di vergogna. E’ bello che si parli di questo e lo facciano persone in vista che hanno raggiunto una certa popolarità, è una occasione da sfruttare e lui è stato coraggioso. Non è facile esternare a centinaia di migliaia di persone. E’ un bene che ci siano personaggi in vista che parlino di queste tematiche.

D. In Italia la vicenda dell’ex pallavolista Lara Lugli rimasta incinta e senza stipendio ha fatto emergere ancora una volta i limiti e le barriere che le donne sono ancora costrette a superare.
R. Onestamente siamo indietro, non si dovrebbe essere nelle condizioni di firmare certe cose. La maternità e un fatto che concerne la donna e tutta la società. Dal punto di vista della tutela bisogna spingere un po’ di più.

D. La nomina a sottosegretario dello sport dell’ex campionessa Valentina Vezzali può contribuire in maniera concreta a cambiare la situazione?
R. Sono molto ottimista, voglio credere che le cose progrediranno e lei potrà dare una mano

D. In Italia l’esperienza del 2016 della collega arbitro Maria Beatrice Benvenuti placcata violentemente durante la sfida di Serie A tra Valsugana e Vicenza dall’argentino Bruno Doglioli che, nello sviluppo di una azione all’uscita da un raggruppamento, colpì alla schiena la direttrice di gara, la condiziona?
R. No, assolutamente. E’ un episodio da non commentare quanto sgradevole accaduto ad un arbitro e non ad una donna e quindi è da condannare in quanto tale. Non lo ritengo più o meno grave perché fatto nei confronti ad una donna ma un fatto gravissimo contro un arbitro e contro una persona.

D. I suoi collegi come hanno accolto questo debutto storico che segna una svolta?
R. Sono tutti contentissimi, sono giorni che ricevo messaggi di auguri e sostegno ripetendomi che me lo sono meritato. Più supporto di così dalla comunità non potevo riceverlo.

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