Venerdì 24 agosto le prove libere. Il tedesco deve rialzare la testa dopo gli ultimi trionfi Mercedes. Alonso guarda al futuro e Ricciardo parla dell'addio alla Red Bull

Voglia di ricominciare, inseguendo il sogno Mondiale. Sebastian Vettel si prepara a scendere in pista a Spa con l'obiettivo di riagguantare Lewis Hamilton, balzato a +24. Il tedesco è chiamato a rialzare la testa dopo gli ultimi trionfi Mercedes ed è pronto ad affrontare le ultime nove gare dell'anno: "È importante tornare a correre dopo le vacanze", ha spiegato il tedesco in un live su Facebook. "La cosa bella è stata ricaricare le batterie per un paio di settimane prima di ripartire. Ora guardiamo alla seconda parte della stagione su questo circuito fantastico".

La caccia ad Hamilton scatta venerdì 24 agosto, con le prove libere. E se la sfida per la Vettel e la Ferrari è più viva che mai, con l'obiettivo di riportare a Maranello il Mondiale, Fernando Alonso, uno dei protagonisti della conferenza stampa odierna, guarda già al futuro. Un futuro che non sarà più nel Circus, come ha annunciato lo spagnolo qualche giorno fa. "È stata una decisione che ho cominciato a maturare l'anno scorso", ha chiarito il pilota della McLaren. "Quest'anno ci sono stati parecchi cambiamenti all'interno del team. È cambiato il fornitore del motore e ho pensato che sarebbe stato peggio restare un altro anno". "Mi piace – ha garantito Alonso – guidare queste nuove macchine e con questi nuovi regolamenti, mi stavo divertendo. Però allo stesso tempo ho fatto dei cambiamenti nelle mie priorità, con il campionato Wec e altre cose verso questa direzione. Ho deciso che era il momento giusto per lasciare, perché mi sento ancora un pilota forte, di alto livello. Non volevo lasciare nel momento in cui non sarò più competitivo. Ora cerco sfide che la F1 probabilmente in questo momento non può offrirmi".

Per la gioia dei suoi tanti tifosi Alonso lascia un piccolo spiraglio. "Se l'addio è definitivo? Al momento penso che questo sia un addio ma nella vita le cose cambiano molto rapidamente. Bisogna comunque lasciare una porta aperta, non ho una sfera di cristallo per dire quello che accadrà in futuro". La testa, però, è già proiettata alle sfide del post-F1, "probabilmente più grandi rispetto a quelle che posso trovare qui. La tripla corona è un qualcosa di cui parlo da mesi o anni", gareggiare "in diverse categorie e diverse macchine. A Indianapolis mi sono sentito competitivo". La certezza è che questa F1 non lo emoziona più: "Oggi ci sono soltanto due team che possono vincere e continueranno a farlo con i loro piloti anche l'anno prossimo. La F1 che stiamo vedendo non è probabilmente quella che sognavo da ragazzino o quando sono entrato".

Ha parlato di scelte e futuro anche Dani Ricciardo, dal prossimo anno pilota della Renault. L'addio alla Red Bull è maturato dopo "una lunga riflessione. Non è stata una decisione semplice. Però sono arrivato a un punto in cui mi sento pronto a un cambiamento e per una nuova sfida. È la decisione giusta per progredire l'anno prossimo". L'australiano ha ammesso che "è un po' tutto un'incognita, chiaramente c'è un elemento di rischio nella mia mossa. Nulla è sicuro. Di certo, c'è ancora da parte mia la necessità di dimostrare di essere al livello dei migliori". In ogni caso ha assicurato che "la decisione è stata mia. E non c'entrano il fornitore del motore o i motivi economici. Dopo tanti anni fantastici, sentivo che era il momento di intraprendere un nuovo percorso". La presenza ingombrante di Verstappen, ha chiarito Ricciardo, non ha influito nella decisione: "C'è stato un problema a Baku e un altro paio di episodi in pista che ci hanno riguardato, ma all'interno del team c'è sempre stata parità tra noi due. Non c'è mai stata nessuna preoccupazione e non ho mai avuto nessun segnale che ci fosse una disparità di trattamento". Divorzio sì, ma senza polemiche. "Non c'è stato nessun deterioramento nei rapporti con i capi della Red Bull. Per quanto riguarda il contratto, molti avevano dato per scontato che avessi già chiuso l'accordo con la Red Bull. Anche io mi sono sentito vicino, ma non ho mai detto che era chiuso al cento per cento. Abbiamo discusso negli ultimi mesi e alla fine non abbiamo trovato l'accordo definitivo e c'è stata la separazione consensuale". 

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