Condannati a due anni di reclusione e interdizione dalla professione medica
I medici della Fidal sapevano. Pierluigi Fiorella e Giuseppe Fischetto sono stati condannati a due anni di reclusione e interdizione dalla professione medica dal tribunale di Bolzano per il reato di favoreggiamento nell'ambito del processo sul primo caso di doping che ha visto coinvolto l'ex campione olimpico di marcia Alex Schwazer, quello del 2012 prima delle Olimpiadi di Londra. Condannata a nove mesi, invece, l'ex dirigente del settore tecnico della Fidal, Rita Bottiglieri.
L'accusa aveva chiesto per Fiorella un anno e dieci mesi, per Fischetto un anno e otto mesi e per Bottiglieri l'assoluzione per assenza di prove. Soddisfazione, a quanto si apprende, da parte di Schwazer. "L'ho sentito ed è tranquillo. Ora anche un giudice ha accertato che ha sempre detto la verità", ha commentato a LaPresse uno dei legali dell'ex marciatore Tomas Tiefenbrunner.
L'ex atleta altoatesino aveva ammesso l'uso di eritropoietina e nel processo penale aveva patteggiato una condanna ad otto mesi. "La testimonianza di Alex ha trovato conferma nella sentenza oggi, alla quale non ho assistito direttamente. Sicuramente è un duro colpo per i medici che hanno sostenuto la loro estraneità ai fatti", ha aggiunto ancora il legale dell'ex campione di Pechino 2008. "Ora c'è da attendere le motivazioni e sapremo se faranno appello o meno. Presumo che lo faranno", ha proseguito Tiefenbrunner.
L'accusa nei confronti dei medici Fidal era quella di essere perfettamente a conoscenza delle pratiche dopanti dell'altoatesino. Era stato lo stesso Schwazer a dichiararlo dinanzi ai giudici di Bolzano quando "aveva fatto pubblica ammenda" dei suoi comportamenti. La sentenza odierna getta un'ombra ulteriore sul mondo della marcia, visto che uno dei condannati (Fischetto) ha proseguito ad operare come delegato Iaaf nel corso di appuntamenti importanti come i Mondiali. "È assurdo che un medico che sapeva che io avevo assunto il doping sia lo stesso deputato ad effettuare i controlli". Sarebbe questo in sostanza, a quanto si apprende, il ragionamento di Schwazer sulla vicenda.
Per quanto riguarda l'altra e più spinosa vicenda che riguarda l'ex campione olimpico, vale a dire il fascicolo sulla seconda positività di Schwazer prima delle Olimpiadi di Rio, sempre negata dal marciatore nonostante gli otto anni di sospensione ricevuti, prosegue il braccio di ferro tra il tribunale di Bolzano e il laboratorio antidoping di Colonia per la consegna delle provette d'urina per il controesame del DNA da fare in Italia.
I legali dell'ex olimpionico si dicono fiduciosi. "Sia il Gip di Bolzano, che il consulente stanno facendo pressioni affinche Colonia consegni le provette. Si spera che arrivino entro brevissimo tempo", ha detto ancora Tiefenbrunner. "E' assurdo che un laboratorio privato possa ignorare un ordine di richiesta del giudice italiano e due ordinanze del tribunale di Colonia", ha concluso.
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