La Gran Bretagna sale sul gradino più alto del podio con il tempo di 37"47. Argento agli Stati Uniti

Nella serata in cui il grande Moh Farah perde per la prima volta una finale mondiale, Usain Bolt chiude forse per sempre la sua fantastica storia sportiva. La chiude con un urlo di dolore proprio mentre si stava avventando nel rettilineo finale della staffetta 4×100. Uno stiramento, probabilmente, a un muscolo della gamba sinistra. Crolla a terra il grande Usain, mentre sfuma la sua ventesima medaglia d'oro e la Gran Bretagna, a sorpresa, va a prendersi la vittoria battendo gli Stati Uniti e il Giappone porta a casa un insperato bronzo. La Giamaica, ovviamente, non finisce la gara. E la spensierata isola dei Caraib i piomba in una sorta di lutto nazionale.

Mondiali di livello non eccelso, con molte sorprese e tante sconfitte eccellenti. Come quella, appunto, di Sir Mohamed Farah, inglese di origini somale che incontra, a 34 anni, la sua prima sconfitta a livello iridato. Gliela infligge (nei 5000 metri) l'etiope Muktar Edris (13'32"79) grazie a un tattica di squadra molto ben riuscita, Gli danno una mano Kejelcha (che manca il bronzo di pochissimo) e Barega (diciassettenne che sembra destinato a grandi risultati): in tre riescono a chiudere il grande Moh che solo negli ultimi duecento metri riesce a infilarsi in un piccolo varco alla corda, ma ormai Edris se n'è andato verso la vittoria. Così Farah chiude con l'argento (13'32"79) e si rotola a terra piangendo prima che il vincitore vada a rialzarlo e a rendergli il dovuto omaggio un po' come accadde una settimana fa tra Gatlin e Bolt. Al terzo posto dei 5 chilometri finisce l'americano di origini keniote Paul Chelimo (13'33"30).

Poco più tardi, appunto, si consuma l'altro dramma. Quello di Usain. Questa volta, nessuno lo batte, sono i suoi muscoli di seta a cedere di schianto dopo anni di battaglie e vittorie. Succede nella gara a squadre per eccellenza, quella staffetta 4×100 nella quale la Giamaica ha saputo costruire negli anni un dominio. Succede negli ultimi cento metri, quando Bolt sembra destinato a un altro oro. Niente da fare, un urlo e basta; ma niente da fare anche per gli americani. Vince la Gran Bretagna in 37"47 (record dei campionati) con quattro semisconosciuti: Uiah, Gemili, Talbot e Mitchell-Blake; gli Statio Uniti (con in corsa l'oro e l'argento dei 100, Gatlin e Coleman più Rodgers e Bacon) sono secondi in 37"52 a dimostrazione che la staffetta non è una somma di tempi, ma una gara di squadra del tutto a sè. E a conferma di questo, il bronzo va al Giappone (Tada, Iizuka, Kyriu e Fujmitsu) in 38"04.

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