Dall’inviato Alberto Zanello

Dubai (Emirati Arabi Uniti), 28 dic. (LaPresse) – Mancano più di sei mesi all’inizio degli Europei, ma a Dubai si respira già aria di Italia-Belgio, gara d’esordio per gli azzurri ad Euro 2016. Il ct italiano Antonio Conte ed il suo corrispettivo belga, Marc Wilmots, sono stati infatti i protagonisti, insieme a Fabio Capello, del workshop dedicato agli allenatori organizzato dal ‘Dubai International Sports Conference’. Inevitabile un riferimento alla sfida del 13 giugno prossimo. “Chi toglierei all’Italia? Verratti e il gruppo Juve – ha confessato l’allenatore belga – L’Italia è molto forte difesa e nella fase di transizione in attacco. E’ un paese che respira calcio”.

Agli elogi di Wilmots l’ex tecnico della Juventus ha risposto con altrettanti complimenti: “C’è un movimento molto importante che secondo me può confermarsi. Noi italiani, e non solo noi, dovremmo invidiarli. Sono in grandissima ascesa”, ha ammesso Conte parlando del ‘Diavoli Rossi’, che proprio qualche mese fa hanno battuto 3-1 l’Italia in amichevole. “Il fatto che il Belgio sia in testa al ranking Fifa la dice tutta sulla qualità e sul percorso che stanno facendo, è una delle squadre più importanti e in crescita – ha ribadito – Possono non solo fare bene in questo Europeo ma porre basi importanti per il futuro”.

I due allenatori hanno anche un differente approccio al ruolo di selezionatore. Non è un segreto infatti che Conte patisca il fatto di avere a disposizione i giocatori per poco tempo: “Il mio rammarico è di non riuscire a incidere come vorrei, ma mi sento un allenatore molto più completo. Ho imparato a ottimizzare in pochi giorni il lavoro che magari in un club si fa in un mese”, ha sottolineato il ct dell’Italia secondo il quale a un tecnico “non bastano carisma e personalità – ha spiegato – Un allenatore deve riuscire a migliorare il calciatore, altrimenti è un mestiere che potremmo fare tutti. E invece non è così”. Più canonica la visione di Wilmots, per il quale il ruolo del ct sta “nell’osservare i giocatori, capirne l’evoluzione tecnica e le qualità, come gli allenatori li fanno giocare, come si sono evoluti”. Il tecnico belga ha spiegato come l’obiettivo finale deve essere quello di “ottenere la migliore performance in campo”.

Quando si parla di gruppo invece, i discorsi di entrambi confluiscono in un unico grande slogan: il collettivo prevale sul singolo. “Il Belgio è un paese diversificato, ci sono culture differenti. Bisognava cercare di unificare questo popolo e questa squadra l’ha fatto, con passione e con il cuore”, ha evidenziato Wilmots. “Sono riusciti a unire il paese. Non è più questione di giocare per se stessi, è questione di giocare per il popolo belga”.

Un concetto simile è stato ripreso da Conte: “L’allenatore decide per il bene comune, che stride un po’ con il singolo. C’è bisogno di giocatori bravi però vince sempre la squadra, il noi, non vince l’io – ha precisato l’ex tecnico della Juventus – Anche in nazionale ci sono stati esempi abbastanza eclatanti. Mi riferisco alla Danimarca e alla Grecia, a testimonianza che non sempre vince il più forte”. Sarà così anche ad Euro 2016?

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata