Torino, 10 dic. (LaPresse) – “Questo è il lavoro più emozionante del mondo, smettere mi costerà fatica. Per ora penso a giocare, quando sarà ora spero di avere le idee più chiare”. Così Gianluigi Buffon, capitano e portiere della Juventus, raccontandosi a diciotto Junior Member del club bianconero nell’ambito del contest ‘Junior Reporter’. “Di certo mi piacerebbe restare nel mondo del calcio, che conosco da una vita: ho vissuto tante belle esperienze che possono rivelarsi utili per chi vorrà disporne”, ha spiegato Buffon.
“Avrei voluto fare l’insegnante di educazione fisica se non fossi diventato calciatore”, ha svelato Buffon, che ha ammesso di avere deciso di diventare portiere piuttosto tardi: “Ho iniziato a giocare a sei anni e scelto di stare in mezzo ai pali verso i dodici: solitamente un ruolo come questo si decide prima”. “I momenti difficili per un giocatore – ha proseguito il numero uno bianconero – arrivano quando non senti più dentro il fuoco sacro della competizione. Se non ti emozioni per la vigilia, non ti sale l’adrenalina, forse è il momento di pensare a smettere. Per fortuna a me questi momenti sono capitati di rado, le partite sono tante e ravvicinate ma ogni volta ti sale un entusiasmo che nemmeno tu sai spiegare”.
Quindi il nazionale azzurro ha ricordato i momenti più belli della sua carriera, “l’esordio in Serie A, il primo scudetto, la prima Coppa Uefa, arrivare in finale di Champions dopo la partita perfetta contro il Real Madrid nel 2003, il primo scudetto dell’era più recente”. “Cosa faccio quando commetto un errore? Mi metto in discussione e non sono certo allegro. Non mi sfogo con scenate di nervosismo, ma ci penso su”, ha svelato Buffon. A chi gli ha chiesto perché sia rimasto alla Juve in Serie B, ha risposto: “Ho pensato a voi: nel calcio si parla tanto, io credo fermamente che in certi momenti ci sia bisogno di sostituire le parole con i fatti”.
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