Torino, 24 gen. (LaPresse) – “Dico la verità: io faccio fatica a vedere la Juventus. Mi è successo anche in passato, quando andai via da Bari. E’ una fatica soprattutto emotiva, l’anno prossimo sarà diverso per tutti quanti”. Il ct della nazionale italiana Antonio Conte in una lunga intervista rilasciata a ‘Tuttosport’ ha parlato del rapporto con la sua ex squadra. “Non è stata una decisione presa come un fulmine a ciel sereno. Il 18 maggio c’erano tantissime probabilità che le strade si sarebbero divise. Penso di aver scelto molto con la testa e poco col cuore, perché il cuore mi avrebbe portato a continuare all’infinito con la Juve – ha proseguito l’allenatore salentino parlando del suo addio – E’ stata una decisione ponderata, a conclusione di tre anni molto intensi, vissuti con un dispendio fisico e mentale non indifferente, soprattutto da parte mia”.

Conte ha proseguito spiegando che “a maggio, con la società, abbiamo deciso di aspettare per vedere se alcune situazioni potevano essere smaltite. E’ andata come è andata, ma io ho dato tutto – ha ammesso l’ex allenatore salentino – La mia è stata una scelta non serena, però onesta: avevo la morte nel cuore quando ho preso quella decisione e nel video poi pubblicato si vede che non ho deciso a cuor leggero. Ma ho pensato e penso che sia stata la soluzione giusta, per tutti. Avevo chiesto tanto a tutti e tutti mi hanno dato tutto: i tre scudetti, il primo straordinario da imbattuti, il record dei 102 punti, la finale di Coppa Italia, la Champions alla quale quasi tutti i giocatori partecipavano per la prima volta”. Con l’approdo in Nazionale Conte ha ritrovato quasi subito i suoi ex giocatori. “C’è stato stupore da parte mia e loro, non pensavamo di incontrarci così presto. Certo, se prima rompevo le scatole nel club, ora lo faccio in Nazionale – ha concluso – E loro trasferiscono il mio pensiero a chi magari non mi conosceva. Se tornerò un giorno alla Juve? Vediamo, mai dire mai: Dio vede e provvede”. Da ct, Conte è tornato sul discorso degli stage. “Mi bastano due o tre giorni, come dicevo. Non sono cene private, non sono pigiama party, non è mia moglie che mi caccia di casa – ha concluso – Ma ci si vede per ripassare alcune situazioni”.

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