Torino, 24 ott. (LaPresse) – “La tassa sulla sicurezza non è una questione di un’unica persona, ma sono vicende vissute a livello istituzionale. Nessuno (nel calcio italiano, ndr) è stato riconosciuto tale per avere un dialogo in fase di definizione del decreto. Questo è triste”. Lo ha detto Andrea Agnelli, presidente della Juventus, a proposito del decreto sicurezza sugli stadi. “Il calcio ha rilevanza sociale ma anche economica. E’ difficile individuare oggi uno stadio più sicuro e uno meno. Il problema non è la tassa, ma sono gli stadi”, ha aggiunto in conferenza stampa al termine dell’assemblea degli azionisti.
“Parlano del dito e non della luna, hanno un’età media di 64 anni e sono impianti che non sono all’altezza. La riposta sono nuovi impianti più sicuri il che farà in modo che non ci siano situazioni di sembrare di essere in guerra”, ha detto ancora Agnelli. “Si deve arrivare a 20 società con stadi di proprietà e anche di più, quindi non solo in Serie A ma anche in B. In Italia ci sono i Pozzo e Squinzi che sono già partiti, ma per incentivare al momento non possiamo contare sullo Stato e non possiamo contare sull’organizzazione di eventi importanti come Europei e Mondiali. Sta alla responsabilità dei singoli operatori del sistema destinare parte della quota dei diritti tv, ma ognuno ha in mano il proprio destino della propria società che deve essere inserito a livello collettivo”, ha concluso Agnelli.
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