Roma, 15 ott. (LaPresse) – “Ieri ha perso il calcio”. Igli Tare, direttore sportivo della Lazio, torna così sugli scontri che hanno segnato l’incontro, poi sospeso, di ieri a Belgrado tra Serbia ed Albania. “Bisognava togliere tensione alla partita, invece è stata messa benzina sul fuoco, si è guardato più all’aspetto politico che a quello sportivo”, spiega ai microfoni di Sky Sport l’ex attaccante della nazionale albanaese. A scatenare gli scontri, in campo e sugli spalti, l’arrivo di un drone sopra lo stadio con agganciata una bandiera del Kosovo. “Non mi piace fare il politico, sono un ambasciatore del mio paese, noi siamo le persone giuste per lanciare messaggi di pace. Non dobbiamo guardare indietro, dobbiamo guardare avanti”, commenta Tare. “Siamo orgogliosi della nostra storia, delle nostre radici, avete visto con quanto orgoglio hanno difeso la bandiera in mezzo al campo a Belgrado. Ciò non toglie che son rimasto molto triste perché speravo che ieri avrebbe vinto il calcio”.

“Prima della partita – continua il ds biancoceleste – sono passato davanti all’albergo della squadra, c’erano 500-600 militari serbi davanti. Non si può vivere in queste circostanze una partita di calcio. Questo stadio lo conosco bene, una partita ad alto rischio come quella non doveva svolgersi lì”. Nel mirino è finito Olsi Rama, fratello del premier albanese Edi Rama ed accusato di aver pilotato il drone. Tare lo difende: “Con il fratello del premier siamo amici, lo conosco bene, era al mio fianco, con se aveva solo un apparecchio fotografico. È stato raggiunto dalla polizia, gli hanno preso l’apparecchio, l’hanno controllato e poi riconsegnato. Poi è andato tranquillamente all’aeroporto con la delegazione della squadra. Tutte le altre notizie sono infondate”.

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