Roma, 21 ago. (LaPresse) – “L’inchiesta dell’Uefa su Tavecchio? Avevo ricevuto segnali in questo senso. E non mi sorprenderei se si muovesse la Fifa e sulle prese di posizione dell’Associazione calciatori anche la procura federale”. Lo ha detto Giovanni Malagò, presidente del Coni, in una intervista al Corriere della Sera. Non è certo un bell’inizio per il neo presidente federale: “Per niente. L’ho sentito, gli ho parlato, sta preparando la sua difesa, mi è parso sereno, sta lavorando molto. Ma aggiungo che se il neopresidente federale dovesse sentirsi condizionato da certi eventi, tipo quello dell’Uefa, o da altre manovre, da pressioni di parte, corporative, non mi stupirei affatto se facesse un passo indietro e rassegnasse le dimissioni”.
Prima delle elezioni, Malagò aveva parlato di “possibili sorprese”: forse il riferimento era proprio alle clamorose le dimissioni di Tavecchio. “In un lungo colloquio, prima della sua elezione, Tavecchio mi ha parlato del suo programma, della sua forza elettorale, anche in modo convincente. Aggiungendo che se non fosse stato in grado di operare per il bene del calcio si sarebbe dimesso. Ribadisco, se questi ultimi avvenimenti dovessero condizionare lui e la sua azione, Tavecchio lascerebbe”, ha spiegato il presidente del Coni. Certo non è stata facile la gestione del caso Tavecchio. “Dico solo questo – ha replicato Malagò – non avrei mai immaginato di ricevere così tante pressioni, interferenze di ogni tipo. E non scendo nei particolari facendo esempi e nomi, ovvio, ma tutti sembravano convinti di essere depositari della verità. Ho ascoltato, educatamente, ma certo non mi faccio condizionare. Mi sono mosso secondo le regole e rispettando spazi e prerogative altrui”. Sul programma di Tavecchio, Malagò ha detto: “Se mi soddisfa? In buona parte sì, è un programma coraggioso. Ma deve dimostrare di non essere, mi si permetta questa immagine, un re travicello. Non sarebbe nel suo carattere mantenere una posizione indefinita”.
La prima mossa di Tavecchio è stato l’ingaggio di Antonio Conte come ct: “Quando mi confrontai con lui (ovviamente lo feci anche con Albertini, l’altro candidato) mi confidò l’intenzione di ingaggiare Conte. Gli replicai che avrebbe avuto il mio consenso, Conte è un vincente, aggiungendo però che ci sarebbero state delle difficoltà sull’ingaggio. Mi spiegò che le avrebbe affrontate e risolte, rispettando quei limiti economici e finanziari che guidano una Federazione. Ha mantenuto la parola coinvolgendo in modo creativo aziende private. E, conoscendo Conte, stiano tranquilli i puristi, non si farà certo condizionare dallo sponsor”. Sulla discutibile decisione di ‘depenalizzare’ di fatto la così detta discriminazione territoriale per non chiudere le curve, Malagò ha dichiarato: “Una saggia decisione comunicata malissimo, come se adesso si potesse insultare il prossimo a seconda della sua provenienza, che sia Milano, Roma o Napoli. In realtà scatterà una differente sanzione, più mirata, chirurgica e non solo a danno delle società e degli altri tifosi che nulla c’entrano”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata