Roma, 10 feb. (LaPresse) – Sulla moviola a bordo campo “ho un’idea molto chiara: che, come sempre, dobbiamo applicare i regolamenti. Adesso la moviola non c’è e quindi non ne parliamo nei nostri raduni. Ma se domani arrivasse allora diremo che il calcio è finito, perché sarebbe un’altra cosa”. Lo dice il presidente dell’Aia, Marcello Nicchi, a proposito della possibile introduzione della tecnologia in campo nelle partite di calcio. “Ci sono una serie di problemi che andrebbero affrontati”, sottolinea ai microfoni di Radio anch’io sport su Radiouno. “Il tempo effettivo: il tempo come si recupera? Poi il dubbio, sempre incombente: a volte le immagini televisive non chiariscono, visto che neppure le moviole sciolgono tutti gli equivoci”.
“Terzo punto, la decisione finale: a chi compete? All’arbitro, o a chi guarda la tv? Un giudice esterno – prosegue Nicchi – prevarrebbe sull’arbitro? Altro punto: quali casi andremmo a rivedere? Quando si ferma il gioco? Tutte le volte che l’arbitro lo ritiene necesario o quando una squadra lo richiede? E chi è il proprietario dell’emittente che riprende?”. In quanto alla bomboletta per segnare la distanza di cui verranno dotati gli arbitri ai prossimi Mondiali in Brasile, “è una grande sciocchezza. E’ una spettacolarizzazione. In Italia, allo stato attuale, è del tutto inutile perché la distanza viene fatta rispettare con estrema facilità”.
“E’ un po’ di tempo che si cerca di complicare le cose anziché semplificarle. Per quel che riguarda l’impiego del mezzo elettronico, non se ne farà niente, secondo me”, spiega ancora Nicchi. “Sarebbe più semplice semplificare la regola e non complicarla tutti gli anni, come in questa stagione, dove si sono adottati nuovi parametri”. Il presidente dell’Aia cita poi l’esempio degli arbitri di linea, “non hanno mai sbagliato valutazione. Per quello che riguarda il fuorigioco, potrebbe avvenire la stessa cosa”. Quindi analizza il caso del fuorigioco sul secondo gol di Tevez in Verona-Juventus, che “non viene valutato un errore perché erano pochi centimetri. In condizioni del genere, la regola dice che bisogna far correre”. Nicchi traccia un bilancio generale delle prestazioni arbitrali della giornata di ieri: “Su circa cento valutazioni, gli sbagli sono stati 4-5”. E lancia un invito: “Riconduciamo il calcio alla sua storica normalità, senza introdurre mezzi che ne snaturerebbero la bellezza. Il calcio deve ricominciare dai vivai e da settori giovanili. Vedere che nelle due squadre in campo ci sono venti giocatori stranieri – aggiunge – non mi fa più appassionare al calcio”.
“Non vedo l’ora di poterli fare parlare, ma non vedo l’ora anche di venire ascoltato”, così Nicchi a proposito della possibilità di lasciare la parola agli arbitri alla fine delle partite, per chiarire eventualmente le decisioni assunte in gara. “Lo potremo fare quando smetteremmo di andare a mettere i microfoni sotto il naso degli allenatori, che ogni volta si lamentano di aver perso perché è stato invertito un fallo laterale”, avverte Nicchi. “Quando riconosceremo la bellezza del gioco, che si vince o si perde per merito o colpa, allora potremo far parlare gli arbitri. Come possiamo, oggi, inserirli in una discussione tra le proteste degli allenatori, andare ad aggiungere polemiche a chi ne fa già da sé? Quando il mondo cambierà, manderemo gli arbitri a parlare, anche domattina”, prosegue. “Se continueremo a restare dei parafulmini, non andremo ad aggiungere altre polemiche”. In quanto all’arbitraggio di Doveri in Verona-Juventus, Nicchi commenta: “Mi attengo a quello che ha visto la gente, e a che cosa dice il designatore. Braschi ha detto che è stata una partita difficile da dirigere, ci sono stati errori che non considera tali, come il fuorigioco sul secondo gol. I rigori reclamati dal Verona erano inesistenti, perché determinati da casualità”. A proposito della possibilità che il mandato del designatore Braschi possa essere prorogato, “è quasi improbabile, i regolamenti non ce lo consentono. Braschi ha fatto un grandissimo lavoro. La nostra struttura sta creando, per fortuna, tanti Massa e Rocchi. Guardiamo al futuro con serenità”.
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