Torino, 3 feb. (LaPresse) – Un giorno atteso quindici anni. L’Italia supera lo scoglio Croazia a Torino ed accede ai quarti di finale della Coppa Davis. L’ultima volta risaliva al 1998, anno nel quale arrivammo addirittura in finale. Quello contro Cilic e compagni è stato un successo cercato, sofferto, meritato. Trascinato dal pubblico di un Palavela sold out. Sono serviti tutti e cinque i match per decidere la qualificazione, strappata ad un avversario ostico e deciso a non concedere sconti. Ma la squadra capitanata da Corrado Barazzutti si è dimostrata all’altezza, riuscendo a mettere a frutto il proprio valore e, soprattutto, a reagire nei momenti di maggiore difficoltà. A regalare il punto decisivo è Fabio Fognini, il ‘grande dubbio’ alla vigilia della sfida. Il sanremese, infatti, ha dovuto combattere con un’influenza che ha fatto temere il forfait. L’azzurro ha saltato il primo singolare, che avrebbe dovuto opporlo al numero uno Marin Cilic, ed è stato sostituito da Paolo Lorenzi autore di un bellissimo match nonostante la sconfitta. Il tennista ligure è rientrato in campo per il doppio, formando con Simone Bolelli un duo più che mai deciso a regalare al tennis maschile le soddisfazioni che stanno dando in campo femminile Sara Errani e Roberta Vinci. Le attese non venivano tradite: Cilic e Dodig erano costretti alla resa, e a subire il sorpasso: 2-1 per l’Italia.
La domenica decisiva non iniziava bene per i colori italiani. Andreas Seppi sprecava la prima opportunità per la qualificazione. Dopo un venerdì e un sabato di sofferenza, con la vittoria tiratissima contro Lorenzi e la sconfitta nel doppio, Marin Cilic risorgeva il terzo giorno dominando il bolzanino. Netto il divario tra i due in campo e smentito chi prevedeva un croato ormai rassegnato e appesantito dalla stanchezza: 6-3, 6-3, 7-5 il punteggio a favore del campione di Medjugorje. Un successo ottenuto in due ore e mezza di gioco che ‘vendicava’ il ko patito agli ultimi Australian Open e rianimava la Croazia portandola sul 2-2. Sicuramente era un Seppi meno lucido e reattivo rispetto al match contro Dodig, ma il bolzanino confessava a fine gara di non essere al meglio per un virus intestinale. Il rammarico maggiore per l’azzurro è legato al terzo set che ad un certo punto sembrava poter mettere in saccoccia. Invece Cilic si manteneva solido nei momenti chiave, chiudendo a suo favore il match. In conferenza stampa Seppi non riusciva a mascherare la delusione. “Non è stata la prestazione che volevo, ma va dato merito a Marin”, ha spiegato il numero uno azzurro. “Ha servito molto bene, anche nello scambio teneva la palla molto profonda e io non riuscivo a venirne fuori. Ho giocato un po’ sotto il mio livello – ha continuato Andreas – non ho servito bene come nel primo match. E questo gli ha regalato tranquillità nel suo servizio”. Il bolzanino non ha cercato alibi anche se la condizione fisica, ha confessato, non era ottimale. “Negli ultimi giorni ho avuto problemi intestinali, ho mangiato poco: mi sentivo un po’ in debito di energie. Non mi sentivo bene come il primo giorno. Ma oggi – precisa – sarebbe stata dura anche se fossi stato al top”. “La pressione c’era – ha detto ancora Seppi – penso che sia normale. L’ha gestita meglio Cilic. Nei momenti importanti io non sono riuscito a far emergere il mio miglior tennis. Delusione? Ho giocato sotto il mio livello, non posso certo essere contento di perdere 3-0 in questo modo”.
Tutto veniva rimandato all’ultimo singolare: a Fabio Fognini la pesante responsabilità di decidere il destino della squadra azzurra e il sanremesenon risentiva della pressione. A parte il primo set, lasciato a Dodig: un 4-6 che gettava l’ombra di una possibile disfatta. Non era così. L’azzurro risaliva la china e si aggiudicava i successivi tre set dopo due ore e 44 minuti di gioco. Finiva in gloria, con Fognini in ginocchio sulla terra rossa, l’urlo dei quasi settemila del Palavela, le bandierine tricolori sventolate all’impazzata, l’abbraccio della squadra azzurra, le note di ‘Volare’ nell’aria. E una certezza: l’Italtennis c’è. *Un punto che ha riscritto la storia”, l’ha definito il ligure in conferenza stampa. “Sono contento, se penso che due notti fa ero a letto con la febbre…”. “Ma questo – ha precisato – è un punto di tutta la squadra, in Coppa Davis si vince e si perde tutti insieme”. Il primo set, vinto dal croato, aveva fatto temere la disfatta dopo la sconfitta di Seppi contro Cilic: “Eppure – ha detto ancora Fabio – credo di aver giocato bene, mi sentivo in forma. Ho pagato un piccolo passaggio a vuoto nel terzo-quarto game, ma Ivan ha meritato. Comunque sono stato lì, come mi ha consigliato Corrado ho iniziato a giocare pesante per far muovere l’avversario. Nel secondo e nel terzo set è andata bene. Nel quarto Dodig è migliorato nel servizio, ma la chiave è stato il mio 40-0 sul 4 pari”. Nel complesso l’azzurro ha spiegato di aver giocato “una buona partita”. “E’ una soddisfazione che merito: sono venuto qui a Torino con tanta voglia, nonostante la delusione patita nei primi tornei dell’anno. Mi sentivo bene, ho trovato il giusto feeling con la terra rossa. Peccato non essere stato in campo contro Cilic. L’importante è che il capitano abbia gestito la situazione al meglio. Oggi – ha continuato – contava avere un grande cuore e, certo, anche la stanchezza dell’avversario”. Altrettanta soddisfazione si legge nel volto e nelle parole di Barazzutti: “Sono strafelice per i ragazzi. Giocatori forti, una vera squadra: l’hanno dimostrato. E’ un grande riconoscimento, un risultato ottimo per un gruppo che può ancora crescere molto. E sono contento – ha aggiunto Barazzutti – anche per il nostro presidente: siamo partiti tanti anni fa, iniziando un percorso dove c’era molto da ricostruire. I risultati stanno arrivando. E’ un successo importante per tutto il movimento”. In casa Italia il pensiero corre già al prossimo avversario, che uscirà fuori dalla sfida tra Canada e Spagna. Con tutta probabilità, saranno i nordamericani del fortissimo Raonic i nostri prossimi avversari nei quarti di aprile. Ci sarà tempo da pensarci: oggi è il momento della festa.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata