Dal nostro inviato a Londra Andrea Capello
Londra (Regno Unito), 7 ago. (LaPresse) – E’ un quarto posto che brucia quello di Vanessa Ferrari nella finale del corpo libero dei Giochi di Londra. Soprattutto perché tecnicamente quarto posto non è. La ginnasta di Orzinuovi, infatti, termina la sua prova terza a pari merito con la russa Mustafina a quota 14.900, lo stesso punteggio della qualificazione, ma si vede consegnare metaforicamente una tremenda medaglia di legno perché la giuria valuta inferiore la sua esecuzione dell’esercizio rispetto a quello della russa.
Oro all’inarrivabile americana Alexandra Raisman (15.600), tutta muscoli e potenza, argento alla 25enne romena Catalina Ponor (15.200), tornata lo scorso anno alle competizioni dopo il ritiro del 2007. Le due erano state protagoniste di un altro episodio particolare nella finale della trave ad inizio sessione, dove la statunitense, inizialmente quarta, era stata poi fatta avanzare al terzo posto a discapito della rumena in seguito a un reclamo presentato dal suo allenatore.
Per la Ferrari, classe 1990, quella odierna rappresentava un’occasione unica, la prima effettiva e forse l’ultima, per conquistare una medaglia olimpica dopo l’alloro iridato di Aahrus 2006, il trionfo agli Europei del 2007 e la brutta parentesi di Pechino 2008, dove arrivò infortunata. A fine gara il caporal maggiore dell’Esercito è scoppiato in un pianto struggente. “Dopo diverse gare dove ho preso la medaglia di legno questa me la meritavo – ha detto fra i singhiozzi la sei volte campionessa italiana assoluta -. Tu ti sbatti per poter arrivare a medaglia e arriva quella che ha tre decimi in meno (sul valore di partenza, ndr) e ti frega il posto. Ho fermato tutte le diagonali e partivo con lo stesso punteggio della Ponor (la rumena medaglia d’argento, ndr) di 15.200 mentre io ho preso 14.900 ma non ho visto tutta questa differenza”. La giovane bresciana, sorretta dal suo coach Enrico Casella, parla a fatica ma esprime concetti chiari: “A fine esercizio ero felice perché non avevo commesso errori, infatti ho sorriso. Un voto al mio esercizio? Dico 15.200, se lo ha preso la Ponor potevo prenderlo anche io. Però lei è rumena… Non doveva neanche essere in finale perché in qualifica aveva commesso un grosso errore ma l’hanno fatta entrare comunque”.
Un tantino più diplomatico, ma altrettanto schietto, Casella: “Penso che Vanessa la medaglia se la sia meritata e che sul podio dovesse starci, brucia abbastanza. Noi – ha continuato il tecnico della Brixia Brescia – siamo l’Italia e rispetto ad altre nazioni come Russia o Romania siamo piccoli. Tutte le atlete erano vicine ma questa non è una disciplina dove si usano il cronometro o il centimetro per valutare”.
Nelle altre finali individuali odierne lo spettacolo vero è stato nella prova alla sbarra dove sia l’olandese Epke Zonderland che il tedesco Fabian Hambuchen hanno portato a termine due esercizi che hanno mandato letteralmente in delirio il pubblico. Alla fine a spuntarla è stato Zonderland, capelli rossi e scompigliati, con il punteggio di 16.533, mentre Hambuchen si è fermato a 16.400. Terzo il cinese Zou Kai (16.366), campione olimpico uscente e a Londra già medaglia d’oro al corpo libero oltre che con la squadra.
La Cina aveva già potuto festeggiare in precedenza con gli ori di Feng Zhe alle parallele maschili (15.966) e con la doppietta alla trave: oro a Deng Linlin (15.600), argento alla connazionale Sui Lu (15.500). Con le finali odierne cala il sipario sui Giochi della ginnastica artistica e, in attesa delle ‘Farfalle Azzurre’ della ritmica l’Italia, in festa ieri per il bronzo agli anelli di Matteo Morandi, non può far altro che masticare amaro per un quarto posto che somiglia tantissimo a quello, altrettanto crudele, della tuffatrice Tania Cagnotto nella finale del trampolino da tre metri. Per entrambe le azzurre, infatti, potrebbe essere stata l’ultima cartuccia da sparare. Un destino crudele che le accomuna.
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