Londra (Regno Unito), 30 lug. (LaPresse) – La luce dopo il buio. Non c’è tempo per meditare sulla caduta nei 400 stile libero ed allora Federica Pellegrini risponde a suo modo, con i fatti, ritrovando il ruggito dei tempi migliori. Nemmeno 24 ore dopo la veneta si rituffa nella piscina dell’Acquatics Centre di Londra nei ‘suoi’ 200 e riscatta il flop di ieri rispendendo al mittente le critiche e le previsioni di chi dipinge per lei scenari di declino. Invece, come nelle previsioni, è finale, con il primo tempo della sua batteria (1:56.67) e il quarto complessivo delle semifinali dopo aver dominato le batterie del mattino con 1:57.16. Le voci di un possibile addio al nuoto ventilate al termine della disfatta dei 400 sembrano già in archivio.
Ma la ‘Divina’ sa che per completare la riscossa e ritornare la Regina delle vasche, nella terra di Sua Maestà, deve realizzare l’impresa. “Le critiche? Non mi interessano. Domani sarà sicuramente un’altra gara”. Federica sa bene che per l’oro servirà la migliore Federica. A sfidare l’azzurra in quella che forse è la gara più importante della sua carriera, avversarie temibili come l’australiana Barratt Bronte, la statunitense Allison Schmitt, la francese Camille Muffat. “Sinceramente non mi hanno stupito granché, forse erano stanche dai 400”, ha spiegato la Pellegrini al termine delle semifinali. Di sicuro, l’azzurra non intende firmare per un terzo posto: “Voglio giocarmi fino alla fine tutto, quindi vado in ‘all in'”, continua la veneta prendendo in prestito un termine dal poker. L’Italia chiede a Federica di poter tornare a sognare. “Ma prima – precisa – voglio tornare a sognare io”. L’Araba Fenice che ha tatuata sul collo è pronta a risorgere ancora una volta.
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