Madrid (Spagna), 11 ago. (LaPresse/AP) – Ha destato grande scalpore in Spagna la storia di Javi Poves, difensore di 24anni dello Sporting Gijon, che ha deciso all’improvviso di lasciare il calcio. Il gesto di Poves è stato dettato dalla rabbia e dalla frustrazione per un ambiente, quello calcistico, in cui non si rivede più. “I calciatori pensano solo ai soldi e a volte il calcio viene usato come un mezzo per distrarre la gente da quello che succede nel mondo reale”, ha detto Poves all’Associated Press. “Queste cose hanno iniziato a farmi impazzire e piano piano ho maturato questa decisione”. In un paese vittima di una crisi economica fortissima e con il 20% di disoccupazione, la decisione di Poves di ‘abbandonare’ il dorato mondo del pallone ha creato un acceso dibattito. “Mi ha sorpreso che si sia ritirato così giovane – ha detto il compagno di squadra David Barral -. Aveva tutte le potenzialità per giocare ad alti livelli. Non condivido la sua scelta, ma sono suo amico e lo rispetto”.

L’autorevole quotidiano spagnolo El Pais ha definito Poves “il calciatore arrabbiato”, mentre alti media, soprattutto sportivi, lo hanno accusato di essere l’ “anti calcio”. Per Poves, invece, era semplicemente una questione di mettere i suoi valori prima del denaro. “La mia motivazione negli allenamenti è crollata e per me non era facile continuare in questo modo. Così ho smesso a causa delle mie idee che, è vero, non sono così comuni (nel calcio, ndr)”, ha detto ancora Poves. Attualmente il 24enne ex calciatore del Gijon vive nella sua casa con i genitori a Madrid, dove sta pensando al suo nuovo futuro. Poves ha subito messo in chiaro che la sua decisione non voleva essere una dichiarazione politica, e che non vuole essere associato con i movimenti di protesta degli “indignados”, che da mesi protestano nelle piazze spagnole contro la crisi economica del paese. “Sono solo una persona in più. Ma siccome sono un giocatore di calcio questa decisione provoca conseguenze così grandi. Non è normale, ma devo accettarlo”, ha aggiunto Poves.

In una settimana in cui il Real Madrid è in prima fila per ingaggiare un ragazzino di soli 7 anni, Poves ha detto che tra i motivi che lo hanno spinto a lasciare ci sono anche i valori che vengono insegnate dagli stessi club ai giovani giocatori. “I calciatori sono visti come egoisti che lottano giorno dopo giorno solo per fare più soldi – ha detto Poves -. Ma non è solo colpa loro. Vengono programmati ed educati a credere a nient’altro se non ai soldi. I club infondono questi principi fin dalla giovane età”. Anche se con punti di vista diversi, i compagni di squadra, lo staff e lo stesso tecnico Manolo Preciado, sono stati leali e comprensivi. Nello spogliatoio, però, ha raccontato Poves “c’è stata un’autentica rivoluzione”. L’ex calciatore ha detto di volersi recare in Medio Oriente, forse in Iran, per studiare le religioni orientali e forse avvicinarsi alla Torah. “La società di oggi ci dice di non credere in niente – ha detto – così tutti pensano solo a loro stessi. Io non so se c’è un Dio, ma certo la religione può aiutare in qualche modo. E’ vero, sto attraversando un momento di grande confusione”.

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