Le polemiche contro il testo di 'Altalena Boy': "Perpetua uno stereotipo, il brano non sia cantato negli stadi"
È diventata un piccolo caso la canzone ‘Altalena Boy’ del cantautore toscano Lucio Corsi, arrivato secondo a Sanremo con il suo brano ‘Volevo essere un duro‘. L’artista e attivista di origine rom Rašid Nikolić ha infatti criticato i versi di Corsi, che a un certo punto della canzone recitano: “C’è chi dice ‘l’hanno preso gli zingari/E l’han portato in un campo fuori Roma‘”.
Le critiche di Nikolic contro Lucio Corsi
“Se vogliamo partire anche solo dal termine, ‘zingaro’ è un dispregiativo, ed è un termine che non arriva dalla nostra lingua e non appartiene alla cultura rom ma è stato qualcosa che ci è stato imposto ed è un termine che arriva dalla schiavitù che i rom, la cultura romaní, l’identità romaní hanno subito per 500 anni nei principiati danubiani. Infatti il termine ‘zingaro’ vuol dire letteralmente schiavo. Il termine giusto che vuole essere generale, il grande contenitore, è rom, mentre invece le sottocaste principali sono rom, sinti, kalè, manouches e romanichals. E questi sono i termini più adatti, i nostri, per riferirsi a noi“, spiega Nikolic in un video su Instagram. “L’altro problema grosso in questo testo è che, parlando di un bambino che è sparito, si accusano i rom di averlo preso e di averlo portato in un campo fuori Roma. Questa cosa del furto dei bambini, che i rom rubano i bambini, insieme al nomadismo, sono due grandi bugie che le società occidentali hanno costruito per giustificare semplicemente tutte le leggi e le persecuzioni che abbiamo subito”, aggiunge.
“Corsi non canti la canzone nel suo tour”
“Se Lucio Corsi, che è un artista e quindi ha la responsabilità di comunicare verso il proprio pubblico, decide di riportare senza nessuna decostruzione, senza nessuna analisi e senza nessuna critica quello che è uno stereotipo verso il mondo rom, facendo finta che abitiamo in un mondo in cui i rom non siano gli ultimi degli ultimi della società, senza pensare che il pubblico possa decostruirle da sole e mettendole in bocca a uno dei suoi personaggi semplicemente usando il ‘C’è chi dice’, questo non deresponsabilizza Lucio Corsi dal fatto di aver scelto di prendere questo stereotipo e riportarlo esattamente così com’è”, ha proseguito l’artista. Che poi ha fatto le sue richieste a Corsi: “Le richieste che facciamo noi sono di riconoscere il problema, di rimediare assicurandoci principalmente proprio per il tour che questa canzone non venga cantata negli stadi e che non venga normalizzato che migliaia di persone cantino tutti insieme che gli zingari rubano i bambini e li portano ai campi fuori Roma”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata