Sanremo 2025, Willie Peyote: “Vado per divertirmi. Duran Duran? Meglio ascoltare loro dischi che live”

Sanremo 2025, Willie Peyote: “Vado per divertirmi. Duran Duran? Meglio ascoltare loro dischi che live”
Foto Alberto Gandolfo/LaPresse 16-11-2022 Torino, Italia – Cronaca – Willie Peyote e Alessandro Buongiorno parlano a casa ATP. Nella foto: Willie Peyote November 16, 2022 Turin Italy – News – Willie Peyote and Alessandro Buongiorno talks at Casa ATP. In the photo: Willie Peyote

Al suo esordio al Festival, 4 anni fa, si aggiudicò il prestigioso Premio della Critica con il brano ‘Mai dire mai (la locura)’

Al suo esordio al Festival, 4 anni fa, Willie Peyote, al secolo Guglielmo Bruno, si aggiudicò il prestigioso Premio della Critica con il brano ‘Mai dire mai (la locura)’, che ne consacrò a pieno titolo un ruolo di primo piano nel panorama cantautoriale italiano. Facile dunque immaginare come siano altissime le aspettative nei confronti del cantautore torinese, che quest’anno ritrova il palco dell’Ariston con ‘Grazie ma no grazie‘, probabilmente la canzone che più di tutte tra quelle in gara, guarda al sociale con riferimenti più o meno espliciti ai tempi che stiamo vivendo.

“Magari sono più bravi gli altri a non impelagarsi in quelle questioni lì – racconta -. Io non riesco proprio a evitarlo. Ci sono però grandi cantautori in gara quest’anno, e quindi mi sento in ottima compagnia”. A differenza della canzone di 4 anni fa, votata ad una impronta più rap, il suo pezzo – scritto a quattro mani con Alex Andrea Vella, per la musica di Daniel Bestonzo e Luca Romeo – questa volta vira su sonorità decisamente più pop, segno di un istinto incline alla sperimentazione. “Ho cercato d’imparare la lezione dai più grandi – dice Willie Peyote -. Penso alle precedenti apparizioni di Elio, ma penso anche a quelle di Daniele Silvestri, penso ai miei grandi amici Subsonica, apparsi come alieni in quel Sanremo. Tutti mi hanno insegnato qualcosa. Non so se mi sento erede di quella scuola, ma sicuramente mi sento studente”. La genesi del brano ‘Grazie ma no grazie’ viene da lontano, se non temporalmente sicuramente nello spazio: “L’ho scritto quando sono andato a trovare mia sorella in Ecuador – racconta -. Non la vedevo da prima del Covid e quindi, forse perché ero così lontano da casa, così immerso nell’amore delle mie nipotine, ho pensato all’Italia in un modo diverso. Quel brano si è scritto da solo. Come tutti i brani che scrivo, è nato dalla musica. Mi è arrivata un’idea di base musicale e il pezzo si è scritto da solo”. A differenza del 2021 – l’edizione “blindata” dal covid – quest’anno per Guglielmo sarà il primo Festival “libero”: “Potrò girare, incontrare persone – dice -. Voglio divertirmi”.

Per la serata cover, Willie Peyote ha scelto di farsi accompagnare da Ditonellapiaga e Federico Zampaglione nell’interpretazione del brano ‘Un tempo piccolo’, di Franco Califano. “La scuola romana di cantautori, in diversi momenti della nostra storia, ha rappresentato forse il centro totale. Io amo profondamente Roma. Detto ciò, ho scelto un pezzo che mi piace, da cui mi sento rappresentato. E’ un pezzo che fa 20 anni quest’anno. Da tempo volevo rifarlo in una versione mia, e ho colto l’occasione”.

Quarant’anni ad agosto, Willie Peyote ha vissuto in prima persona i cambiamenti vissuti dal modo di fare ed ascoltare la musica. “Sono molto legato alla parte fisica dei dischi – dice -. Non uso più i cd, però i vinili mi piacciono molto. Mi piace molto come oggetto. Credo che il disco tangibile lasci qualcosa in più all’ascoltatore. E’ un po’ quello che credo valga per i libri. Una volta valeva per le videocassette. Lo streaming ci allontana un po’ dai film, dai libri, dai dischi che ascoltiamo e vediamo e leggiamo. Prima ti ci affezionavi di più”. A distanza di 40 anni dalla loro prima ospitata a Sanremo, e a 17 dall’ultima volta all’Ariston, sul palco del Festival tornano i Duran Duran. Un evento che Willie Peyote, pur riconoscendone l’indiscutibile valore nella storia della musica leggera internazionale, accoglie con un po’ di timidezza, legata soprattutto ad un fattore anagrafico: “Anche i Rolling Stones sul palco non hanno più l’effetto di una volta dice -. L’età supera un po’ il loro infinito talento. Però il peso specifico che hanno avuto nella storia della musica è innegabile. Secondo me ha più senso ascoltare i loro dischi che vederli suonare. Perché quella musica lì ha cambiato il mondo e se la musica è com’è, è anche merito di ciò che hanno fatto i Duran Duran negli anni in cui hanno cambiato il pop mondiale. Quindi è innegabile anche il peso che hanno oggi, ma non so però quanto un ragazzo di 15 anni, vedendoli sul palco, possa innamorarsi di quello che fanno”.

Capitolo a parte, infine, merita il suo amore per il Torino. Nel petto di Willie Peyote batte infatti un cuore granata che lo porta sugli spalti ogni volta che la squadra gioca in casa, per un tifo sano e lontano anni luce dalle cronache recenti: “Frequento la curva del Toro da più di 25 anni – dice -. Ogni tanto ci poniamo un problema ciclico. Il problema delle curve infiltrate, dei soldi che girano. Sembra un po’ il segreto di Pulcinella. Dopodiché il tifo sano esiste. Gli stadi sono pieni di persone che fortunatamente non sono tutte indagate o daspate. Io credo di rappresentare quei tifosi che vanno allo stadio senza avere precedenti penali e con la sana voglia di divertirsi”. 

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