'Mai dire mai (La locura)', è l'unica canzone in gara a parlare apertamente e chiaramente della pandemia

Fra le 26 canzoni in gara a Sanremo (32 contando le Nuove proposte), quella di Willie Peyote, ‘Mai dire mai (La locura)’, è l’unica a parlare apertamente e chiaramente della pandemia. E non è un caso. “Era un’urgenza – racconta il cantautore – perché è un anno che non lavoro, così come tutti quelli che sono con me. Ho colleghi musicisti e amici che sono dovuti andare a lavorare al supermercato. E mi sembrava ingiusto non portare avanti questo discorso, visto che ci penso da un anno. Non vedo perché sul palco di Sanremo io debba fare finta che non sia successa questa cosa”. Un approccio che la direzione artistica del Festival ha capito e che ricorda un po’ quello di Ricky Gervais ai Golden Globe, secondo Willie, che mira a “parlare dell’elefante nella stanza”. Senza nascondere la realtà: “Non avrebbe senso un Sanremo incentrato solo sulla musica, non ricordandosi che è un anno che viviamo in certe condizioni e che durante il Festival stesso continueranno ad esserci. La situazione non viene annullata durante la Settimana Santa del Festival, fuori continueremo ad avere problemi. Mi sembrava ingiusto andare al Festival e fare finta di niente”.

Anche perché la pandemia è proprio uno dei motivi che l’ha portato ad approdare sul palco dell’Ariston. “Mi avevano già chiesto qualche volta di partecipare. Ho accettato quest’anno, proprio perché c’è questa situazione. In un anno normale sarei stato in tour e non avrei fatto il Festival. Ma oggi quello di Sanremo è l’unico palco che suona nella prima metà dell’anno”. La condizione, però, era quella di portare esattamente questo pezzo, senza modifiche: “Con mio sommo stupore hanno acconsentito e si sono anche presi bene. Credo che sia vicino all’approccio diverso, scherzoso e autoironico che c’è in questa edizione”. L’unico timore del rapper è che il suo testo possa essere frainteso, anzi ne è “certo, è nell’ordine delle cose”, ma quello che lo spaventa davvero è che “nessuno si prenda il tempo di sapere chi ha di fronte prima di attaccarlo”.

E in attesa di iniziare la kermesse, Willie non si lascia scappare l’occasione per dire la sua sulla situazione della cultura in tempi di pandemia: “Nel momento in cui le persone sono distanziate, mascherinate, controllate all’ingresso, un teatro è meno pericoloso di un ristorante, dove non hai la bocca coperta. Si può fare. Mi dispiace che non ci si sia messi a un tavolo per rendere il Festival l’effettivo laboratorio della ripartenza. Ci fossimo messi tutti più d’accordo, fra tutte le categorie, si poteva provare a rendere il Festival l’inizio effettivo della ripartenza, studiando dei metodi per provare lì sul posto questo modo di ripartire. Invece ci si è persi in discussioni un po’ futili del ‘pubblico sì, pubblico no’. Parliamo invece del come. Ci si è persi in beghe di cortile”. “Non voglio scendere troppo nello specifico perchè siamo in silenzio elettorale, in un certo senso, noi cantanti. Però sull’approccio del ministero della Cultura ci sarebbe molto da discutere”, aggiunge, commentando le parole del ministro Dario Franceschini di qualche settimana fa, quando disse no al pubblico in sala all’Ariston. “Si è permesso di dire quella cosa – sottolinea – mandando in vacca tutti i discorsi precedentemente fatti. Mi ha stupito molto che Draghi lo abbia confermato. Si parlava di un cambio di rotta totale, poi in realtà ha confermato Franceschini e riesumato Brunetta, bisogna vedere cosa si intende con cambio di rotta. Ma secondo me c’è grande confusione da parte di tutti. Quello che ho notato, nel complesso, nelle istituzioni, e non posso neanche fargliene una colpa, è che navigano a vista su tutto. Anche sulla campagna vaccinale. E’ tutto strano. Non mi stupisce che nel campo della cultura si sia fatta confusione, l’hanno fatto tutti. È anche comprensibile, nessuno se l’aspettava ed è andata così”.

Di certo il cantautore non ha problemi a esprimere le sue opinioni, in musica e non, ma una serata di svago se la prenderà il giovedì, quando canterà ‘Giudizi universali’ insieme a Samuele Bersani: “Mi prendo una pausa dal fare il grillo parlante – sorride -, sono molto emozionato. È un regalo che Samuele ha deciso di farmi. Quel brano è un capolavoro assoluto, è un grande onore. Mi mette più in soggezione cantare con lui che non il Festival stesso”. E dopo la settimana di full immersion nella kermesse? “Spero di tornare a suonare quanto prima. Ho bisogno di suonare, come quelli che lavorano con me. Mi manca quella parte importante della mia vita”. 

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