Robert Smith e i suoi stregano gli oltre 40mila fan scatenati della Visarno Arena
Cala il sipario sulla terza edizione di Firenze Rocks con la storia della musica, impersonata da un signore ormai un po' appesantito e con il mascara che gli cola dagli occhi, ma che anche domenica sera ha stregato gli oltre 40mila della Visarno Arena. E' Robert Smith, leader indiscusso di 'The Cure', la sua creatura, nata dalle vibrazioni inquiete della new wave anni '80, ma capace di superare quel periodo, per diventare uno standard, un marchio di fabbrica, un suono e una voce. Con lui sul palco una formazione che è una macchina, con l'unico reduce degli esordi, Simon Gallup al basso, che asseconda il 'capo' con note rotonde, fondamentali nel creare quel suono oscuro amato da milioni di fan.
Si parte con la frustata dark di 'Shake dog shake' e si capisce subito che sul palco c'è un gruppo ispirato e uno Smith in palla. Nella prima parte c'è ampio spazio per le sinfonie dell'album capolavoro della seconda parte della carriera dei Cure, 'Disintegration' e del suo successore 'Wish'. La scaletta, giustamente, è da festival, con brani classici, parte ormai della storia del rock. Ma c'è anche il pop, dolceamaro, in stile Robert Smith, che il frontman ha saputo negli anni incorporare nel suono della band senza snaturarla ma arricchendola.
E allora ecco 'In Between days', prima degli inni classici, 'Play for Today', dal sapore post-punk, del viaggio disperato di 'One hundred years' e della sontuosa 'A Forest'. Smith è raggiante. Lui, timido e introverso, concede sorrisi e slanci di riconoscenza al pubblico italiano, capendo che la serata del parco delle Cascine, ingentilita anche da una piacevole brezza, sta diventando magica. E allora il finale diventa una festa pop, con il pubblico che balla sulle note di 'Friday I'm in Love' e 'Close To Me' e 'Why Can't I Be You?'. Si chiude con un evergreen, quella 'Boys Don't Cry' risuonata nelle camerette di milioni di teenager alle prese con le loro inquietudini adolescenziali ma che nella notte fiorentina diventa una catarsi collettiva, con la lacrima trattenuta che si mischia al sorriso. Come i Cure insomma.
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