È arrivato oggi in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia ‘Monica’, di Andrea Pallaoro, secondo dei cinque film italiani in gara, e con buone chance di aggiudicarsi i premi che contano. Ieri sera, intanto, oltre dieci minuti di applausi hanno accolto la prima di ‘Bones and all’, di Luca Guadagnino, il primo italiano entrato in concorso. Tra i protagonisti della giornata c’è anche il regista e sceneggiatore Paul Schrader, a cui viene consegnato il Leone d’oro alla carriera e che presenta, fuori concorso, il suo ultimo film, il thriller ‘Master gardener’, con Sigourney Weaver e Joel Edgerton.

Il film di Guadagnino ‘Bones and all’ ha conquistato la stampa e la critica internazionale, e ha già segnato il 94% di recensioni e valutazioni positive su Rotten Tomatoes (il più importante aggregatore di recensioni e sito di informazioni su film e serie tv). “Gli interessi apparentemente divergenti di Guadagnino per il romance e l’horror non si sono mai incontrati così idealmente come qui, giocati su una tela in costante movimento”, è il commento dell’Hollywood Reporter. Per il Guardian “Bones And All è un film stravagante e oltraggioso: spaventoso e sorprendente nel suo distorto idealismo romantico”.

Dopo il bell’esordio con Guadagnino, l’Italia torna in gara con ‘Monica’, intenso dramma familiare incentrato sul ritorno a casa, dopo molti anni, della transgender Monica, interpretata da Trace Lysette, per prendersi cura della madre (Patricia Clarkson), gravemente malata. Monica ritrova sua madre e il resto della sua famiglia, da cui si era allontanata da adolescente, intraprende un percorso nel suo dolore e nelle sue paure, nei suoi bisogni e nei suoi desideri fino a scoprire dentro di sé la forza per guarire le ferite del proprio passato. Il ritratto intimo di una donna che esplora i temi universali dell’abbandono e dell’accettazione, del riscatto e del perdono. “Negli ultimi anni – racconta Pallaoro – il confronto con la malattia di mia madre mi ha portato a riflettere sul mio passato e sugli effetti psicologici dell’abbandono. A partire da questa esperienza ho voluto raccontare una storia che esplorasse la complessità della dignità umana, le conseguenze profonde del rifiuto e le difficoltà nel guarire le proprie ferite”.

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