Tutti i numeri della kermesse, in programma dal 23 novembre all'1 dicembre

Si apre con 'The Front Runner' di Jason Reitman il 36esimo Torino Film Festival, in programma dal 23 novembre all'1 dicembre. La pellicola, introdotta dalla madrina della kermesse Lucia Mascino, vede Hugh Jackman nei panni del candidato democratico alla presidenza americana Gary Hart, costretto a ritirarsi nel 1988 perchè travolto da uno scandalo su una sua ipotetica relazione extraconiugale con una modella. Tra gli interpreti Vera Farmiga, il premio Oscar J.K. Simmons e Alfred Molina. È uno dei 133 lungometraggi presentati al festival, insieme a 23 mediometraggi e 22 corti; 36 lunghi sono opere prime e seconde, 34 anteprime mondiali, 23 anteprime internazionali e 59 italiane, selezionati tra più di 4000 film. La più importante sezione competitiva, 'Torino 36', riservata a opere prime, seconde o terze, propone 15 film, inediti nel nostro Paese. L'Italia è in concorso con 'Ride', esordio alla regia di Valerio Mastandrea.

Il programma offre molte chicche, dal restauro di 'Trevico-Torino' di Ettore Scola del 1973 a quello di 'Processo a Caterina Ross' della pittrice-regista Gabriella Rosaleva del 1982, caposaldo del cinema italiano al femminile. E poi 'Ash is purest white' di Jia Zhangke, presidente della giuria Torino 36, che continua a raccontare la sua Cina che cambia; 'Blaze', terzo film da regista di Ethan Hawke; 'Das boot' del tedesco Andreas Prochaska, i primi due degli otto episodi dell'atteso sequel televisivo prodotto da Sky del film omonimo del 1981 di Wolfgang Petersen. La scandalosa 'Colette' di Wash Westmoreland, interpretata da Keira Knightley; 'First night nerves' di uno dei maestri del cinema di Hong Kong, Stanley Kwan; 'The man who stole Banksy' di Marco Proserpio, un documentario che sembra un thriller sul misterioso artista, narrato dalla voce di Iggy Pop.

Elisabetta Sgarbi presenta 'I nomi del signor Sulcic', il suo nuovo racconto tra sperimentazioni linguistiche, realtà e finzione, con musiche di Franco Battiato, mentre Daniele Segre, 40 anni dopo 'Il potere dev'essere bianconero' e 'Ragazzi di stadio', primi esperimenti di racconto dall'interno del fenomeno ultras italiano, torna nel mondo del tifo juventino con, appunto, 'Ragazzi di stadio, quarant'anni dopo'. Cristina Comencini, insieme a Roberto Moroni, ripercorre la liberazione sessuale con 'Sex story', invece Ralph Fiennes, questa volta dietro la macchina da presa, porta sul grande schermo la storia dell'astro del balletto russo Rudolf Nureyev.

Guest director della direttrice artistica del festival, Emanuela Martini, per questa 36esima edizione è Pupi Avati, che cura la sezione 'Unforgettables', appositamente ideata per celebrare il connubio tra cinema e musica. In 'After hours' si viaggerà dalle commedie demenziali alle variazioni sull'horror, mentre come sempre ampio spazio è dedicato ai cortometraggi nostrani, con 'Italiana.corti', e al documentario, con Tffdoc. Tra i fuori concorso 'Dove bisogna stare' di Daniele Gaglianone e il restauro digitale di 'Psychodrame' di Roberto Rossellini del 1956.

Le retrospettive di quest'anno sono dedicate a Powell & Pressburger e Jean Eustache, mentre il Gran premio Torino va a Jean-Pierre Léaud, l'attore enfant prodige de 'I quattrocento colpi' di François Truffaut. Film di chiusura 'Santiago, Italia', l'atteso documentario di Nanni Moretti, che del Tff è stato anche direttore. Presentato in prima mondiale, il film racconta, attraverso le parole dei protagonisti e materiali dell'epoca, i mesi successivi al colpo di Stato dell'11 settembre 1973 che pose fine al governo democratico di Salvador Allende. Non una mera ricostruzione storica, perchè, come ammette Moretti stesso, "io non sono imparziale".

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: