Il brano, futuro tormentone dell'estate, è in vetta ai singoli più venduti in Italia e in tutto il mondo
Ogni estate ha il suo tormentone musicale e nel novanta per cento dei casi il sound è latinoamericano. Anche quest'anno, puntuale come il cambio delle stagioni, le radio hanno trovato la canzone che farà ballare gli italiani sotto l'ombrellone. E' 'Despacito' di Luis Fonsi con la collaborazione di Dady Yankee. Il brano è in vetta ai singoli più venduti in Italia e in tutto il mondo: ha già 272 milioni di stream su Spotify a cui si aggiungono le oltre 822 milioni di visualizzazioni per il video ufficiale. Un successo da capogiro per il cantante di origini portoricane che, incontrando la stampa, sorride soddisfatto per il successo, senza quasi riuscirselo a spiegare: "Volevo solo fare una bella canzone, il resto è una benedizione. In tanti mi chiedono quale è il segreto di un brano così popolare. Onestamente non lo so. Nessuno ha la sfera di cristallo".
Entusiasta, ma non del tutto sorpreso, perché si è accorto subito del potenziale della canzone: "Appena ho lasciato lo studio dopo averla incisa ho capito che era un buon pezzo. E' sensuale, ma non sessuale. Non è volgare, ma ha un testo sexy. Non c'è niente di poco rispettoso per le donne. E' solo una canzone allegra". Luis Fonsi, in realtà, non è un novellino nel mondo musicale. Nato a San Juan di Portorico nel 1978, a soli 10 anni si trasferisce in Florida. Da ormai 20 anni canta e ha collezionato collaborazioni con artisti del calibro di Christina Aguilera e la nostra Laura Pausini.
L'album che conterrà 'Despacito' e che uscirà quest'anno, probabilmente a settembre, sarà il nono della sua carriera. Lui stesso, però, si rende conto di come questo singolo gli abbia fatto fare il salto di qualità: "Oggi è come ricominciare dopo 19 anni. Mi sento come se fosse di nuovo il primo giorno di scuola. Anche il mio pubblico ora è diverso e più ampio". A proposito dell'album, spiega: "La mia musica si è evoluta molto. Se ascolti il mio primo album e quello che uscirà a breve, sembra di sentire due artisti diversi. Molte delle mie canzoni prima erano romantiche e melodiche. Quando ho iniziato a scrivere questo disco, volevo qualcosa di più dance. La gente oggi vuole ballare più che in qualunque altro momento".
All'interno del disco, racconta, ci saranno almeno tre collaborazioni, ma siccome non c'è ancora nulla di definitivo preferisce non fare nomi. Non è escluso un cammeo di qualche artista italiano. Intanto, non sta fermo. A breve tornerà a casa da sua moglie e dai suoi figli per festeggiare il compleanno, il 15 aprile. Poi sarà in Europa per sei settimane di concerti in Spagna da giugno. Nel Vecchio Continente il portoricano si è già esibito, e in due occasioni speciali: per il Nobel per la Pace a Barack Obama e a Roma, di fronte a Papa Giovanni Paolo II, per il Giubileo del 2000: "Sono cattolico – racconta – e per me è stato importante sotto diversi aspetti: a livello spirituale, religioso, ma anche artistico visto che fra il pubblico c'erano 2 milioni di persone. Non ne vedevo la fine, e avevo solo 20 anni".
Un ultimo accenno, Luis Fonsi lo fa al suo Paese di origine: "Anche se vivo da tanti anni negli Stati Uniti, dirò sempre che sono un portoricano. Ma non mi sono mai sentito un immigrato. Per me è stato solo un trasferimento".
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