Milano, 29 mar. (LaPresse) – “La rockstar è per definizione una figura ridicola: la differenza rispetto al passato, per me, ora che ho alle spalle tanti anni di lavoro, è che adesso lo so. Salgo sul palco e sono consapevole del fatto che sto giocando con me stesso: divento una caricatura, un cartone animato. Ma al tempo stesso prendo molto sul serio quel personaggio che porto in scena”. Lo racconta Dave Gahan all’edizione italiana di Rolling Stone, in edicola a partire da oggi, venerdì 29 marzo.
Il nuovo album, ‘Delta Machine’ – un disco “proprio come si deve” dice – è appena uscito e il tour mondiale li porterà anche a Milano e Roma il 18 e 20 luglio. E lui, frontman dell’ultima grande band anni ’80, si sta già preparando, fisicamente e spiritualmente. Non vede l’ora di iniziare le prove del tour e riunirsi a Martin Gore e ad Andrew ‘Fletch’ Fletcher. A maggio Dave compirà 51 anni, e dunque si sta allenando. “Un po’ per vanità, un po’ perché quando faccio esercizio è tutto più pulito e vengono fuori cose migliori”: cardio la mattina e dopo pranzo un paio d’ore nel suo studio per riscaldare la voce, questa volta non vuole avere i problemi fisici e vocali che ha avuto durante il Tour of the Universe nel 2009/2010.
Il problema casomai è dopo, nel ritrovare se stessi. “È esattamente così che vanno le cose in tour – spiega il cantante – quei 18 mesi lontano dalla vita reale rischiano di isolarti troppo, di farti entrare troppo in quel personaggio. Adesso riesco a mantenere il controllo, ma tra il 1989 e il 1996 ero completamente perso in quel personaggio. E allora droghe, alcol… Ho dei ricordi molto confusi di quei 10 anni, sia sul palco che fuori”. Negli ultimi anni, a volte è sembrato che volessero deliberatamente eliminare il personaggio. “Anni fa – racconta – c’è stato un momento in cui non c’era giorno in cui non venisse annunciata la nascita di una nuova band destinata a un futuro radioso… Tipo i Coldplay, hai presente? È stato il primo esempio di come la diffusione dell’informazione ha contagiato anche il mondo dello spettacolo: non ci sono più confini, ma non c’è neanche più differenziazione. Tutti sono ugualmente parte della ‘celebrity culture'”.
“Ci eravamo un po’ stancati di quell’aspetto – prosegue Gahan – così abbiamo deciso di provare a non utilizzare la nostra immagine, per una volta. Quando dico che i Depeche Mode sono una strana creatura, è anche perché non abbiamo mai fatto nulla per ingraziarci deliberatamente i favori del pubblico o la stima di una casa discografica. Forse è per quello che siamo ancora qui”. A parte i temi, questo disco è anche più lento, meno pop e meno dance dei precedenti. Non sarà un problema nella dimensione live, spiega. “Mi piace muovermi, ballare, ed è importante che nello show ci sia quell’elemento. Questo nuovo disco è tutto rivolto all’interiorità: come ci fosse stata stata un’esplosione, che poi è stata riassorbita”.
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