Torino, 21 set. (LaPresse) – ‘Quello che (non) ho’ di La7 ha ottenuto la menzione speciale nella categoria ‘Televisione – Performing Arts’ (vinta dal documentario ‘Pina’ realizzato da Wim Wenders per l’emittente tedesca ZDF). Il programma condotto da Fabio Fazio e Roberto Saviano per tre giorni consecutivi, il 14, 15 e 16 maggio scorsi, è il solo programma televisivo italiano a venire premiato al Prix Italia che si conclude oggi a Torino. “Questo programma – si legge nelle motivazioni della giuria – rappresenta un esperimento televisivo eccezionale. Un format di tre ore dedicato all’esplorazione della parola – un media decisamente abusato in televisione – e del suo significato”.
“Una mossa coraggiosa – prosegue la giuria – da parte di un piccolo canale nel panorama italiano. Un talkshow, ospitato da un noto e motivato conduttore televisivo insieme con lo scrittore Roberto Saviano, che include: musica, danza, commedia e riflessione politica e sociale. Un forum appositamente creato per una varietà di ospiti uniti nell’amore per la parola come media sociale e di auto-espressione. Questo approccio coraggioso ripetuto in tre serate, ha generato un pubblico insolitamente grande per un piccolo canale”.
“Questo premio è un bell’incoraggiamento, soprattutto in questi giorni, per chi fa la nostra televisione. Un premio a un modo di fare tv. A volte si pensa che i risultati siano immediati, se uno punta sulla qualità fatica molto. Non è scorretto dire che questo premio va alla tv del canale, non solo a un programma”. Ha commentato così il direttore di La7, Paolo Ruffini, prima di ricevere al Prix Italia a Torino la menzione speciale per ‘Quello che (non) ho’, che durante la prima serata totalizzò il 12.66% di share con oltre tre milioni di telespettatori.
“Questo riconoscimento – ha aggiunto Ruffini – va a chi questo programma l’ha voluto e a chi ci ha lavorato. La7 da anni va controcorrente, in modo caparbio e ostinato, e cerca di fare una tv di qualità che dia un senso ai progetti. E’ capace di scommettere su programmi che in prima istanza non sono cosi sicuri. I programmi non nascono dal nulla, attecchiscono se c’è terreno fertile e La7 fa in modo che lo sia per i gruppi di lavoro e difende la libertà autoriale”.
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