Francesca Biasetton: "La scrittura a mano era già abbastanza abbastanza trascurata prima"

Con la didattica a distanza, la calligrafia degli studenti rischia di peggiorare molto. “Vorrei dire che mi viene da piangere solo a pensarci”, dice a LaPresse Francesca Biasetton, calligrafa, illustratrice, presidente dell’Associazione Calligrafica Italiana. “La scrittura a mano era già abbastanza abbastanza trascurata prima. Insegnarla a distanza ai bambini di scuola primaria ora è un problema, perché l’apprendimento in presenza e in gruppo trovo che sia fondamentale, insostituibile. E poi non lo diciamo solo noi, lo dicono i neuroscienziati: con la tastiera si digita, non si scrive. Se scrivo invece sto tracciando un segno che ho prodotto io, con una combinazione di pensiero e azione, attivando diversi processi cerebrali. È anche per questo che scrivendo a mano si memorizza meglio”, spiega.

Imparare a scrivere, precisa, implica assorbire una combinazione di competenze che vanno dalla postura, all’impugnatura dello strumento, fino all’esecuzione dell’esatta sequenza dei tratti: “Impararlo a distanza, nella scuola primaria, la vedo come una catastrofe. Persino quando insegno agli adulti mi siedo al banco con loro”, afferma Biasetton. La didattica digitale, osserva, ha dei pro ma anche dei limiti: “E’ molto comoda per le lezioni teoriche. Non voglio però essere né troppo romantica né troppo fiduciosa, le attività di laboratorio non possono essere mediate da un computer. È come insegnare pianoforte in Dad. Il riscontro mediato da uno schermo non è la stessa cosa”.

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