Lo ha spiegato il ministro della Salute Orazio Schillaci, in audizione alla Commissione Affari sociali della Camera
Si stima che in Italia “manchino 4.500 medici e circa 10mila infermieri a livello nazionale. Questo ha portato al ricorso a gettonisti-cooperative, con effetti deleteri sul sistema”. Lo ha spiegato il ministro della Salute Orazio Schillaci, in audizione alla Commissione Affari sociali della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla situazione della medicina dell’emergenza-urgenza e dei pronto soccorso in Italia, affrontando il tema della carenza del personale. “Collegata al tema – ha aggiunto – è anche la scarsa attrattività delle borse di specializzazione (solo la metà delle borse di Medicina d’emergenza-urgenza viene assegnata), dovuta alle condizioni di lavoro stressanti e pericolose (sia fisicamente che nel contenzioso medico-legale) e, d’altra parte, l’impossibilità di svolgere libera professione e la difficoltà nell’aggiornamento professionale”. Sul sovraffollamento nei pronto soccorso, Schillaci ha sottolineato che “si deve allo squilibrio tra domanda di assistenza in pronto soccorso e risorse strutturali disponibili in ospedale per fronteggiarla. L’aumento della domanda, al netto degli accessi inappropriati, è imputabile sia a mutamenti epidemiologici, ad esempio l’invecchiamento della popolazione e l’aumentata prevalenza delle malattie croniche, che a soluzioni organizzative ancora immature, ad esempio l’assistenza extra-ospedaliera, o talora francamente problematiche, ad esempio le liste di attesa, oltre che a dinamiche interne ai servizi di emergenza-urgenza e consuetudini consolidate nell’utenza”. Dal lato dell’offerta, ha aggiunto Schillaci, “rimane critica la definizione dei percorsi di presa in carico e delle interfacce su cui il Ps può contare in uscita. Su tutto, appare critica la disponibilità dei posti letto e il turnover di questi ultimi, per i pazienti destinati a ricovero dal Ps. L’attesa dei pazienti in Ps è la manifestazione più evidente nelle criticità del Ps e ne è ampiamente studiata l’associazione negativa con esiti clinici e misure di efficienza dei processi”.
“Per il 2022, i dati del flusso Emur riportano più di 17 milioni di accessi in pronto soccorso, con il 12% in codice bianco, 50% in codice verde, 19% in codice azzurro, 17% in codice arancione, 2% in codice rosso. La stima degli accessi evitabili, codici bianco-verde con dimissione a domicilio, riporta una percentuale sul totale superiore al 40%” ha detto ancora Schillaci. “Il rispetto dei tempi, su base regionale – ha spiegato Schillaci – viene uniformemente garantito per i codici bianco/verde, al cui interno ricadono gli accessi evitabili, mentre per azzurro, arancione e rosso si assiste ad un notevole variabilità, con spesso il mancato rispetto dei tempi massimi previsti. La dimissione a domicilio rappresenta la quota preponderante degli esiti di tutti gli accessi, toccando il 70% del totale. Il ricovero in degenza raggiunge il 12% del totale, mentre il ricorso all’Obi o alla dimissione a struttura ambulatoriale sconta delle importanti disomogeneità a livello regionale, così come, di pari passo, non è uniforme il recepimento da parte delle Regioni delle linee di indirizzo sopra citate”.
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